Vocabolario Dantesco
caccia s.f.
Commedia 6 (3 Inf., 3 Purg.).
Altre opere1 (1 Rime).
5 (5 Fiore).
Commedia caccia Inf. 12.57 (:), 13.113, 23.33 (:), Purg. 3.124 (:), 6.15 (:), 13.119 (:).
Altre opere caccia Rime 99.14.
caccia Fiore 13.13 (:), 58.8, 70.7 (:), 93.11 (:), 159.3 (:).
Andare a caccia 1, correre in caccia 3.
Retroformazione su cacciare (vd.), a sua volta dal lat. volg. *captiare (LEI s.v., 11, 848.6). Il sost. è att. in diversi doc. mediolat. due-trecenteschi (cfr. ibid.), mentre in volg. si registra già dalla fine del sec. XII, secondo un'ampia e ben differenziata distribuzione geolinguistica (vd. TLIO s.v.). Caccia è impiegato da Dante esclusivamente in poesia, ed è spesso in posizione rimica. La struttura semantica proposta distingue le occ. del termine nel poema con signif. propr. (§ 1), rif. cioè all'inseguimento e alla cattura di animali, e quelle impiegate estens. (§ 2), in cui le prede sono in realtà esseri umani. Al § 3 si isola l'espressione correre in caccia di Purg. 6.15, di discussa interpretazione: coerentemente con l'uso dell'it. antico, infatti, caccia può qui valere sia 'inseguimento' sia 'fuga' (vd. ancora TLIO s.v.; Barbi, Problemi, vol. I, p. 222). Gli stessi commentatori, del resto, concordi nell'identificare «l'altro che annegò» (v. 15) con Guccio dei Tarlati di Pietramala, divergono nel riferire le circostanze della sua morte. Così, per es., Iacomo della Lana: «Questo fo un çovene c'àve nome Çuço d'i Tarlati da Sena, lo quale a la sconfitta de Bibena fo molto perseguido e caçado da quî de Rondino; a la fin fugendo et illi perseguendo, fugì in lo fiume d'Arno lì s'anegò» (ad l.). E Benvenuto da Imola: «e l'altro, scilicet, aretinus, che annegò, scilicet, in flumine Arni, correndo in caccia, dum persequeretur hostes, vel illi eum» (ad l.). Per l'uso di caccia come 'fuga', cfr. anche l'espressione mettere in caccia più volte att. nel Fiore: es. «E' convien che ssia morto o messo in caccia, / Sanza trovar in noi mai ridenzione / Né per merzé né per cosa ch'e' faccia...» (ivi, 93.11-13). Infine, nella poesia dantesca il sost. può anche assumere il valore fig. di 'richiesta insistente, tenace', nell'ambito del corteggiamento amoroso: «Periglio è grande in donna sì vestita: / però l'afronto de la gente verde / parmi che lla tua caccia [non] seguer de'». (Rime 99.12-14). Cfr. anche Andrea Cappellano volg.: «e non si convegna bene a savio tale caccia seguire» (ivi, Prefazione, p. 3).
Locuz. e fras. L'espressione andare a caccia per 'cacciare' (Inf. 12.57), ancor oggi comune, ricorre con frequenza nell'it. antico fin dalle origini (vd. TLIO s.v. caccia). Per correre in caccia (Purg. 6.15), vd. Nota, § 3.
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 25.10.2021.
Data ultima revisione: 18.12.2021.
1 Pratica che consiste nell'inseguire e catturare o uccidere animali. Andare a caccia: esercitare l'azione del cacciare.
[1] Inf. 12.57: e tra 'l piè de la ripa ed essa, in traccia / corrien centauri, armati di saette, / come solien nel mondo andare a caccia.
Turba dei cani da caccia e dei battitori posta all'inseguimento della preda (meton.).
[2] Inf. 13.113: Noi eravamo ancora al tronco attesi, / [[...]] quando noi fummo d'un romor sorpresi, / similemente a colui che venire / sente 'l porco e la caccia a la sua posta, / ch'ode le bestie, e le frasche stormire.
2 Ricerca e inseguimento di esseri umani (da parte di altri esseri umani) (estens.).
[1] Purg. 3.124: Se 'l pastor di Cosenza, che a la caccia / di me fu messo per Clemente allora, / avesse in Dio ben letta questa faccia, / l'ossa del corpo mio sarieno ancora / in co del ponte presso a Benevento...
[Da parte dei diavoli di Malebranche].
[2] Inf. 23.33: S' elli è che sì la destra costa giaccia, / che noi possiam ne l'altra bolgia scendere, / noi fuggirem l'imaginata caccia».
2.1 [In battaglia:] inseguimento dell'esercito nemico.
[1] Purg. 13.119: Rotti fuor quivi e vòlti ne li amari / passi di fuga; e veggendo la caccia, / letizia presi a tutte altre dispari...
3 Correre in caccia: signif. incerto: inseguire un nemico oppure essere inseguito, fuggire. ||  Cfr. Nota.
[1] Purg. 6.15: Quiv' era l'Aretin che da le braccia / fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte, / e l'altro ch'annegò correndo in caccia.