Att. solo nella 
Commedia e nei commentatori. 
Germanismo da 
ferse 'calcagno, tallone' (DEI s.v. 
calcagno)
, diffuso con varia fonetica in Italia settentr. e ancora oggi in uso (cfr. Chiavacci Leonardi, 
ad l.; vd. anche Ferretti Cuomo, 
L'uso di germanismi, p. 147). Il sost. è 
hapax nella 
Commedia ed è impiegato con il suo signif. proprio nell'espressione fras. 
levar le berze. Tra i commentatori, 
Jacopo della Lana estende il signif. a 'gambe' (: «Berze: Cioè le gambe e le calcagne»; vd. anche l'Anonimo Fiorentino: «berze: Vocabolo antico et volgare, et vuol dire le calcagna», cfr. ED, 
berza ; cfr. anche Parodi, 
Lingua, p. 352). 
Guido da Pisa chiosa «Berze enim in lingua florentina pedes, sive calcaneum, prefigurat» (cfr. anche Franceschini, 
Tra secolare commento, pp. 207 e 210). «Il Daniello, invece, dissentendo dall'interpretazione di tutti gli antichi, afferma che b. sono "le bolle e vesciche per su le carni, battendoli forte e crudelmente [...]. Ma tale spiegazione sembra tarda ed arbitraria in rapporto al testo» (ED, 
Ibidem); anche Maramauro commenta: «[
berze] sonno ampole che l'omo, quando è frustato, fa sopra la cotena» (TLIO, s.v. 
berza). La variante 
lerze, ipotizzata da Vandelli sulla scorta di Daniello, è giudicata «insostenibile anche per mancanza d’attestazione» da Petrocchi.
Locuz. e fras. L'espressione parrebbe solo dantesca (cfr. TLIO s.v. 
berza).
                         
                            Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 07.04.2021.
Data ultima revisione: 22.07.2021.