Di etimo incerto, forse dal «
longob. *
zupfa ‘ciuffo’ o direttamente come trasl. nel senso di ‘groviglio, mischia’ o come derivato di
(az)zuffare ‘prendere per i capelli’» (Nocentini s.v.
zuffa). La voce ricorre in testi perlopiù fior. a partire dal
Fiore (cfr.
Corpus OVI). Nella
Commedia l'impiego di
zuffa, in serie rimiche di forte espressività (a
Inf. 7.59
zuffa :
buffa :
rabuffa; a
Inf. 22.135
attuffa :
buffa :
zuffa), conferisce ai dannati e ai diavoli una connotazione animalesca rintracciabile anche in altri testi delle Origini (vd. ad es. lo stesso
Fiore 213.14: «Ciascun si levò suso, e sì s'aterra / A quella zuffa, com'e' fosser cani»; cfr.
Corpus OVI). La voce, pur essendo gen. compresa dagli antichi commentatori, pare necessitare di sinon. volg. o lat. più familiari, come ad es.
battaglia (
Iacomo della Lana a
Inf. 7.59),
rixa (Guido da Pisa a
Inf. 7.59) e
pugna (Benvenuto da Imola a
Inf. 7.59). A sé stanno le glosse sinon. del napol.
Guglielmo Maramauro, che in entrambi i casi sembra fraintendere interpretando la voce come «giostra» (
Inf. 7.59) o «capelli» (
Inf. 22.135), in quest'ultimo caso ricollegando prob.
zuffa a
ciuffo (cfr. Maramauro,
Exp. Inf., p. 352).
Locuz. e fras. Per l'occ. di
Inf. 18.108 (in rima con
scuffa e
muffa), rif. alle sensazioni sgradevoli che la
muffa (vd.) provoca alla vista e all'olfatto, vd. Benvenuto da Imola
ad l. («faciebant pugnam et rixam cum visu, quia horribilissimum erat videre, et cum naribus, quia molestissimum erat sentire») e
Francesco da Buti ad l. («sì fatta era quella muffa, che offendea li occhi e il naso»). Anche in questo caso si discosta Maramauro
ad l., che in modo palesemente errato glossa
zuffa come «moto»: «
con l'ochi, idest per la caxon de l'alito,
e col naso, idest per cason de la puza,
facea zuffa, idest moto» (cfr. Maramauro,
Exp. Inf., p. 308).
Autore: Francesca Spinelli.
Data redazione: 15.12.2022.
Data ultima revisione: 20.12.2023.