Vocabolario Dantesco
scudo s.m.
Commedia 5 (1 Inf., 2 Purg., 2 Par.).
Altre opere1 (1 Conv.).
6 (6 Fiore).
Commedia scudi Purg. 32.19; scudo Inf. 22.116 (:), Purg. 32.159 (:), Par. 12.53 (:), 29.114.
Altre opere scudo Conv. 1.8.5.
scudo Fiore 128.5, 207.13, 208.3, 209.11, 210.3, 213.9.
Fare scudo 2.1.
Dal lat. scutum (DELI 2 s.v. scudo). Il sost., att. già come antrop. in un doc. pis. lat. del 1136 (cfr. GDT s.v. scudo), è ampiamente diffuso nell'it. antico dall'inizio del sec. XIII in molte aree linguistiche (cfr. TLIO s.v.). Nel poema il termine è impiegato in senso propr. a Purg. 32.19, all'interno di una similitudine milit. In un contesto fig. di Par. 29.114 scudo, insieme a lance (vd. lancia), è simbolica arma apostolica per la difesa della fede cristiana, secondo una consueta metaf. scritturale e patristica (ad es. sant'Ambrogio, Expanatio Ps. xii, XXXVI, 24, 1: «docuit hunc scriptura me gladium, docuit apostolus, dicens quia habemus loricam iustitiae et scutum fidei», vd. LLT; cfr. anche Marcozzi, La guerra, p. 95-97 e fonti ivi cit.). Col valore estens. di 'riparo' (§ 2), prossimo a quello di 'difesa' o 'protezione contro le minacce' nel lat. (cfr. OLD s.v. scutum; LewisShort s.v.) e nel volg. (cfr. TLIO s.v., 1.1), il vocabolo ricorre a Inf. 22.116, dove è rif. alla ripa (vd.), che nasconde i diavoli alla vista dei barattieri («reparaculum et defensio», Benvenuto da Imola). A tale occ. si collega quella di Purg. 32.159, rif. alla selva che si frappone allo sguardo di Dante, non consentendogli di vedere oltre (vd. Locuz. e fras.). Ciò induce molti commentatori antichi e moderni a interpretare la voce con 'resistenza' (Francesco da Buti), 'ostacolo' (ad es. Landino, tra gli ultimi Bosco-Reggio). Nell'accezione 3, già doc. nel mediolat. (cfr. DMLBS s.v. scutus, 1d) e nel volg. del Trecento (cfr. TLIO s.v., 2), il termine indica l'insegna della casata di Castiglia, o ne identifica il re in prima persona (Chiose ambrosiane: «regis Ispanae»; Benvenuto da Imola: «magni regis Castellae»). Col senso primario di 'arma' è att. nel Convivio e nel Fiore. Si segnala la var. scudo accolta in Rime 103.14 dell'ed. Contini (Rime, p. 167) a fronte di schermo («non truovo schermo ch'ella non mi spezzi») in Rime 1.14 dell'ed. De Robertis.
Locuz. e fras. L'espressione fare scudo col senso di 'costituire una protezione, difendere' si registra già in Brunetto Latini, Favolello (cfr. TLIO s.v., vd. ess. successivi). Con l'espressione di Purg. 32.159 si intende piuttosto 'costituire uno schermo alla vista' e quindi 'impedire di vedere', signif. di cui non si rintracciano altre att. nei testi antichi.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 21.12.2023.
Data ultima revisione: 11.07.2024.
1 [Armi] Arma da difesa, costituita da una piastra che si imbraccia per proteggersi dai colpi del nemico.
[1] Purg. 32.19: Come sotto li scudi per salvarsi / volgesi schiera, e sé gira col segno, / prima che possa tutta in sé mutarsi; / quella milizia del celeste regno / che procedeva, tutta trapassonne / pria che piegasse il carro il primo legno.
1.1 [Con rif. allo strumento di evangelizzazione (in opp. a lancia, arma di offesa)] (in contesto fig.).
[1] Par. 29.114: Non disse Cristo al suo primo convento: / 'Andate, e predicate al mondo ciance'; / ma diede lor verace fondamento; / e quel tanto sonò ne le sue guance, / sì ch'a pugnar per accender la fede / de l'Evangelio fero scudo e lance.
2 Ciò che ripara dalla vista in modo da non essere scorto (estens.).
[1] Inf. 22.116: Alichin non si tenne e, di rintoppo / a li altri, disse a lui: «Se tu ti cali, / io non ti verrò dietro di gualoppo, / ma batterò sovra la pece l'ali. / Lascisi 'l collo, e sia la ripa scudo, / a veder se tu sol più di noi vali».
2.1 Ciò che si frappone alla vista. Fare scudo (a qno): impedire di vedere (qno).
[1] Purg. 32.159: Ma perché l'occhio cupido e vagante / a me rivolse, quel feroce drudo / la flagellò dal capo infin le piante; / poi, di sospetto pieno e d'ira crudo, / disciolse il mostro, e trassel per la selva, / tanto che sol di lei mi fece scudo / a la puttana e a la nova belva.
3 [Arald.] Stemma di una famiglia reale (rif. alla casa reale di Castiglia); anche il re stesso (meton.).
[1] Par. 12.53: In quella parte ove surge ad aprire / Zefiro dolce le novelle fronde / di che si vede Europa rivestire, [[...]] / siede la fortunata Calaroga / sotto la protezion del grande scudo / in che soggiace il leone e soggioga...