Vocabolario Dantesco
raffio s.m.
Commedia 3 (3 Inf.).
Commedia raffi Inf. 21.52 (:), 21.100, 22.147.
Germanismo dal longob. *raffo ‘uncino’ (cfr. Nocentini s.v. raffio) att. prima di Dante solo nei Doc. pist., 1297-1303 (cfr. TLIO s.v. raffio). Nella Commedia ricorre solamente nell’Inf. come sinon. di graffio (vd.), e proprio quest'ultimo è variante di raffio in Inf. 21.52 (Ash, Laur) e 21.100 (Ham, Laur). Cfr. già Francesco da Buti a Inf. 21.52 «raffio tanto è a dire, quanto graffio: questo è uno strumento di ferro con li denti uncinuti».
Autore: Fiammetta Papi.
Data redazione: 03.07.2017.
Data ultima revisione: 15.05.2018.
1 Arnese di metallo ricurvo, uncino (adoperato dai diavoli), lo stesso che graffio.
[1] Inf. 22.147: Barbariccia, con li altri suoi dolente, / quattro ne fé volar da l'altra costa / con tutt' i raffi, e assai prestamente / di qua, di là discesero...
[2] Inf. 21.52: Poi l'addentar con più di cento raffi...
[3] Inf. 21.100: Ei chinavan li raffi e «Vuo' che 'l tocchi», / diceva l'un con l'altro, «in sul groppone?».