Vocabolario Dantesco
polso s.m.
Commedia 2 (2 Inf.).
Altre opere2 (2 Vn.).
Commedia polsi Inf. 1.90 (:), 13.63 (:).
Altre opere polsi Vn 2.4, 16.7-10.14.
Perdere i polsi 1.
Dal lat. pulsus, part. di pellere (DELI 2 s.v. polso), polso ricorre esclusivamente nell'Inferno, sempre in posizione di rima, e nella Vita Nuova. Già Francesco da Buti (ad l.) spiega: «mostra quanto di quella lupa sia impaurito, dicendo che li fa tremar le vene, per le quali discorre il sangue, e li polsi che sono luogo nel corpo umano, dove si comprende la virtù del cuore nel quale è lo spirito vitale: imperò che il cuore è fonte dello spirito sì, come lo fegato è fonte del sangue, e quelle spande, e l'arterie per tutto lo corpo umano. E perchè l'arterie sono appiattate sotto le vene, però non si comprende lo moto dello spirito vitale, se non in quel luogo ove sono scoperte, e quelli luoghi si chiamano polsi». Per una più precisa interpretazione dell'occ. dantesca e del signif. di 'arteria' si rimanda a Bartoli, Le vene e i polsi (pp. 314-315) e a Bartoli-Ureni, La morte cruenta, p. 18. Per la distinzione tra vene e arterie nella cultura medica dell’epoca vd. anche vena. Dal celebre verso di  Inf. 1.90 deriva l’espressione vulgata far tremare le vene e i polsi, più volte interpretata erroneamente secondo la figura retorica dell'endiadi come 'le vene dei polsi'. In accordo con la tradizione galenica, la fisiologia del cuore e delle arterie, oltre che a Inf. 1.90, è ben delineata a Vn 2.4 («In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente, che apparia ne li menimi polsi orribilmente») e Vn 16.7 («nel cor mi si comincia uno tremoto, / che fa de' polsi l'anima partire»).

Locuz. e fras. L'espressione perdere i polsi di Inf. 13.63, ripresa poi da Boccaccio, Esposizioni e da Sacchetti, Trecentonovelle (vd. TLIO s.v. polso), indica la perdita della propria forza vitale: le arterie, infatti, veicolano lo spirito vitale, a differenza delle vene, in cui scorre, assieme al sangue, lo spirito naturale. Ciò risulta evidente ad es. nella descrizione della morte di Bonconte da Montefeltro a Purg. 5.97-102: mentre il sangue che fuoriesce da «li profondi fóri» (Purg. 5.73) di Jacopo del Cassero è venoso, quello perso da Bonconte a causa della ferita alla gola (che infatti si rivela mortale) è arterioso, e ciò è evidenziato dalla perdita perdita delle funzioni sensoriali e motorie che dimostra il venir meno dello spirito vitale (vd. gola e rel. Nota).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 13.01.2021.
Data ultima revisione: 19.03.2021.
1 [Anat.] Vaso sanguigno pulsante; arteria. ||  Cfr. Nota.
[1] Inf. 1.90: Vedi la bestia per cu' io mi volsi; / aiutami da lei, famoso saggio, / ch'ella mi fa tremar le vene e i polsi».
Perdere i polsi: perdere la forza vitale.
[2] Inf. 13.63: fede portai al glorïoso offizio, / tanto ch'i' ne perde' li sonni e ' polsi