Vocabolario Dantesco
orecchio s.m.
Commedia 7 (7 Inf.).
Altre opere2 (1 Vn., 1 Conv.).
Commedia orecchi Inf. 15.94, 17.71 (:), 24.142, 25.126, 25.131, 29.45, 32.52 (:).
Altre opere orecchi Vn 3.2, Conv. 3.15.18.
Aprire gli orecchi 1.1.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Da orecchia (vd.). Le due opzioni, in -a e in -o, si alternano nell'it. antico – così come nel poema – senza alcuna differenza semantica. Rispetto alla forma femm., tuttavia, quella masch. risulta predominante in doc. di area tosc. (cfr. Corpus OVI) e conta att. più tarde: la più antica si registra nei Trattati morali di Albertano da Brescia volgarizzati da Andrea da Grosseto, databili al 1268 («E quali nemici tu ài lasciato intrare per le finestre del tuo corpo, cioè per la bocca e per gli occhi e per li orecchi» ivi, L. 2, cap. 38, p. 130); nello stesso testo è tuttavia rilevabile anche il tipo femm. le orecchie (sempre al plur.). La genesi dell'alternativa masch. è prob. da ricondurre all'assegnazione di un valore collettivo a orecchia, da cui la diffusione del tipo le orecchia (per analogia su le dita, le ginocchia ecc.) e la conseguente formazione di un sing. in -o (cfr. Rohlfs, II, § 384). Una successiva tendenza normalizzante e il modello di altre coppie del lessico anat. (come occhio / occhi) avranno determinato la formazione del corrispettivo masch. plur. in -i: gli orecchi. Quest'ultima è senz'altro la soluzione predominante nei testi danteschi. Infatti, se la forma femm. (impiegata anche al sing.) conta occ. limitate e per lo più vincolate a esigenze metriche (vd. orecchia), l'alternativa masch. (sempre al plur.) risulta l'unica accolta in prosa e quella preferita in poesia. Nella Commedia, in partic., orecchi ricorre anche in rima, due volte (con becchi lecchi a Inf. 17.71, con becchi e specchi a Inf. 32.52). A eccezione dei casi condizionati dal metro, la forma femm. e quella masch. si alternano anche nella trad. manoscritta del poema; tende tuttavia a prediligere orecchi il cod. Triv (cfr. Petrocchi ad l.). A Inf. 8.65 Inglese (ed. critica) legge orecchi («Ma neli orecchi mi percosse un duolo» Id., ad l.). Per la lez. orecchie/orecchi a Inf. 25.126 vd. quando detto s.v. scempio. Sul piano semantico, Dante ricorre al termine per lo più con valore propr.; in taluni casi – per es. con rif. alle orrende metamorfosi subite dai ladri nell'ottavo cerchio o alle condizioni dei traditori nel Cocito – il sost. può indicare soltanto la struttura esterna dell'organo, cioè il padiglione auricolare.
Locuz. e fras. L'espressione aprire gli orecchi (o le orecchie) è ben doc. nell'it. antico; prima di Dante si rileva nelle Arringhe di Matteo dei Libri, databili alla seconda metà del sec. XIII («et convene ke voi aperiti le vostre orecle del capo e quelle del core, sì ke voi possati et intendere et consiglare e prendere quello ke sia lo meglo per voi» ivi, 22, p. 68; cfr. Corpus OVI). Con il masch. orecchi l'espressione ricorre soprattutto in testi fior., con testimonianze anche nelle altre due Corone (es. «E alle mie ultime parole, o giovane, apri gli orecchi» Boccaccio, Ameto, cap. 18, p. 729; «Apra gli orecchi ogn'uomo a questo salmo / Se vuol stare in pace e non disfarse» Petrarca, Disperse e attribuite, 181, v. 12; cfr. Corpus OVI).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 27.02.2023.
Data ultima revisione: 03.05.2023.
1 [Anat.] Plur. Ciascuno dei due organi dell’udito posti ai lati della testa. [Anche sinedd.:] padiglione auricolare.
[1] Inf. 25.126: Quel ch'era dritto, il trasse ver' le tempie, / e di troppa matera ch'in là venne / uscir li orecchi de le gote scempie...
[2] Inf. 25.131: Quel che giacëa, il muso innanzi caccia, / e li orecchi ritira per la testa / come face le corna la lumaccia...
[3] Inf. 29.45: lamenti saettaron me diversi, / che di pietà ferrati avean li strali; / ond' io li orecchi con le man copersi.
[4] Inf. 32.52: E un ch'avea perduti ambo li orecchi / per la freddura, pur col viso in giùe, / disse: «Perché cotanto in noi ti specchi?
1.1 [Con partic. rif. alla funzione uditiva].
[1] Inf. 15.94: Non è nuova a li orecchi miei tal arra: / però giri Fortuna la sua rota / come le piace, e 'l villan la sua marra».
[2] Inf. 17.71: Con questi Fiorentin son padoano: / spesse fïate mi 'ntronan li orecchi / gridando: "Vegna 'l cavalier sovrano, / che recherà la tasca con tre becchi!"».
Fras. Aprire gli orecchi: ascoltare con molta attenzione.
[3] Inf. 24.142: Ma perché di tal vista tu non godi, / se mai sarai di fuor da' luoghi bui, / apri li orecchi al mio annunzio, e odi.