Dal
lat. nationem 'nascita', a sua volta da
nasci 'nascere' (DELI 2 s.v.
nazione). L'etimo e la spiegazione del vocabolo sono forniti da Uguccione nelle
Derivationes: «natio -nis, idest nascendi proprietas, scilicet actus vel passio nascendi. Et natio dicitur gens secundum propriam cognationem et collectionem ut Greci, Italici, Franci, et natio provincia eorum est» (Cecchini,
Uguccione, N 12, 2-3; vd. anche Isidoro,
Etimol., IX.2.1), trovando ampio riscontro in lat. (vd. TLL s.v.
natio, 9, 1, 132-134 e 135.61), nonché in testi volg. a partire dalla fine del Duecento (cfr. TLIO s.v.
nazione;
Corpus OVI). Nel poema il sost. è impiegato due volte. A
Inf. 1.105 col signif. etimol. di 'nascita, origine', rif. al
veltro (vd.) di cui Virgilio profetizza la venuta, all'interno di un passo volutamente oscuro che si lega alle varie interpretazioni di
feltro (vd.; sulla questione assai dibattuta vd. ED s.v.
feltro, Bellomo,
ad l.). Alcuni commentatori (es. Gelli, Castelvetro, Lombardi), in base a una lettura geografica di
feltro nel primo caso come Feltre, nel Veronese, e nel secondo come Montefeltro, in Romagna («la soluzione meno lambiccata», Inglese,
ad l.), intendono più specif.
nazione come «luogo di nascita». A
Par. 19.138
egregia nazione definisce in senso estens. la stirpe aragonese, disonorata dallo zio e dal fratello di Federico II d'Aragona (Benvenuto da Imola: «generosam prosapiam»). Con lo stesso signif. di 'stirpe' si trova in
Rime 4.63. Nella prosa lat. Dante ricorre più volte al sost. per indicare sia il luogo di nascita (
De Vulg 1.6.2) sia i popoli con la stessa origine, cultura e lingua (
De Vulg. 1.6.3, 1
.8.3,
Mon. 1.14.5, 2.5.7,
Ep. 8.5);
nazione per indicare la propria origine trova una significativa rispondenza in
Ep. 13.1 e 28 («florentinus natione non moribus», autodefinizione provocatoria già nota agli antichi esegeti: es.
Iacomo della Lana,
Inf. 15.69 «E perçò sì se scrivea l'autor Dante da Fiorença per natione ma no per costumi»; Guido da Pisa,
Inf. 15.69-71: «hoc semper in suis licteris ostendebat dicens: "Dantes Florentinus natione, non moribus"»; cfr. Azzetta,
Epistola XIII, pp. 327 e 359 e bibliografia ivi cit.).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 08.05.2022.