Dal lat.
mensem (DELI 2 s.v.
mese), il sost. è att. in it. antico a partire dall'XII sec. (
Corpus TLIO). Nel poema ricorre nella seconda e nella terza cantica con rif. a spazi temporali differenti. Con senso estens.
mese indica generic. un periodo di circa trenta giorni, non coincidente con un mese specifico del calendario gregoriano: in
Purg. 2.98 fa rif. al tempo in cui «è stato indetto il Giubileo, cioè dal Natale del 1299; l'indicazione cronologica non può essere intesa alla lettera (tre mesi esattamente) e non consente di dirimere la questione della data dell'inizio del viaggio (25 marzo o 8 aprile)» (Bellomo-Carrai,
ad l.); in
Purg. 19.103 corrisponde alla durata del papato di Adriano V, dall'11 luglio al 18 agosto del 1276. Si distinguono i due usi in senso astronomico del termine nei §
2 e §
3. Col signif.
2 l'espressione
mezzo mese di
Purg. 29.54 allude propr. a metà della lunazione, ossia alla fase di plenilunio in cui la luna è in opposizione rispetto al sole. Col signif.
3 il termine è usato in
Par. 25.102 in una similitudine astronomica assolutamente ipotetica, funzionale a rappresentare lo splendore di s. Giovanni: il mese invernale, corrispondente al periodo in cui il sole si trova nella costellazione del
capricorno (vd.), dal 21 dicembre al 21 gennaio, godrebbe ininterrottamente di luce, se la costellazione del
cancro (vd.), che sorge quando l'altra tramonta, avesse una stella paragonabile per luminosità a quella del santo (per cui si veda Della Valle,
Il senso geografico-astronomico, pp. 10-11). Il valore proprio del lessema, con rif. specif. al mese di gennaio del calendario gregoriano, occorre solo in
Fiore 3.1; per estens. più largamente in
Fiore 56.7, 149.3,
Conv. 2.12.7, 2.14.17,
3.5.17,
Rime 87.6,
Vn 5.4. Si riferisce invece al calendario islamico e siriaco nelle tre occ. di
Vn 29.1.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 01.07.2022.