Vocabolario Dantesco
mare s.m.
Commedia 33 (14 Inf., 6 Purg., 13 Par.).
Altre opere19 (15 Conv., 4 Rime).
4 (4 Fiore).
Commedia mar Inf. 2.108, 5.29, 8.7, 14.94, 15.6, 20.51, 26.142, 30.19, 34.48, 34.123, Purg. 1.3, 2.17, 7.99, 18.134, 19.20, Par. 1.69, 1.113, 9.84, 10.90, 11.120, 13.137, 22.95, 26.62; mare Inf. 16.135, 26.2, 26.100, 26.105, Purg. 2.10, Par. 3.86, 8.63, 19.60, 24.39, 31.75.
Altre opere mar Rime 1.19; mare Conv. 3.5.3, 3.5.3, 3.5.6, 3.5.7, 3.5.9, 3.5.9, 3.5.10, 3.5.12, 3.5.14, 3.5.16, 3.15.16, 4.12.7, 4.13.12, 4.28.2, 4.28.7, Rime 9.17, 9.68, 35.4.
mar Fiore 21.4, 56.2, 56.8; mare Fiore 123.9.
In alto mare 1, in mezzo mare 1, per l'alto mare 1, per mare e per terra 1.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Il vocabolo ricorre col signif. di 'distesa di acqua salata a contatto con le terre emerse' (1) nella maggior parte delle occ. (anche a indicare nello specifico il Mar Mediterraneo (1.1) a Inf. 26. 105 e Par. 9. 84 e il Mar Rosso (1.2) a Purg. 18.134 e Par. 22.95), sia nella Commedia che nelle altre opere, ma presenta anche usi fig. nei quali si fa specialmente rif. a caratteristiche quali la vastità e l’insondabilità. Rispetto a mare, invece, il latinismo pelago (vd.) indica propriamente l'alto mare, il 'mare aperto e profondo'. I due termini si trovano, con le loro specificità semantiche, in una similitudine a Par. 19.60. In essa si spiega come la vista di chi vive nel mondo terreno («la vista che riceve il vostro mondo») si addentra nella giustizia divina come l'occhio nel mare: dalla riva riesce a scorgerne il fondo («ben che da la proda veggia il fondo»), ma non può più vederlo a mano a mano che si inoltra nelle acque più profonde («in pelago»). Per questo contesto relativo alla descrizione del misterioso volere divino, in cui mare è utilizzato con rif. all'insondabilità della giustizia divina (1.3), oltre a pelago, si veda anche abisso (vd.). In contesto fig. (1.4) mare ricorre a Purg. 1.3 nell'ambito della metafora classica fondata sul topos della navigazione, per alludere quindi all'opera dell'ingegno, il testo: «per correr miglior acque alza le vele / omai la navicella del mio ingegno, / che lascia dietro a sé mar sì crudele...» (su questo aspetto cfr. Finazzi, «La navicella dell'ingegno» e relativa bibliografia). A Par. 26.62 il «mar dell’amor torto» è «il mare tempestoso dell’amore diretto verso i beni non veri dove Dante rischiò di perdersi, e di dove fu tratto in salvo all’inizio del poema» (Chiavacci Leonardi ad l.). A Par. 3.86 (sign. 2), invece, il mare è la metafora scelta per indicare il divino, da cui derivano e cui confluiscono tutti i moti dell'universo, proprio come il mare è il luogo in cui confluiscono e da cui derivano tutte le acque. A Inf. 8.7 e Par. 1.113 l'idea di vastità del mare è alla base del signif. fig. (3) di ‘insieme caratterizzato da vastità e completezza’. Anche nelle altre opere il vocabolo è utilizzato ora in senso proprio e ora in contesti fig. di varia natura. Fra questi ultimi, è già ampiamente presente il ricorso alla metafora marittima, che ben si inserisce sia nella tradizione della cultura latina (cfr. TLL s.v. mare) sia nell'uso della poesia duecentesca, «interamente percorsa da immagini di tipo marinaro: vere e proprie metafore nautiche o ampi scorci descrittivi» (Boccia, La metafora nautica). Per approfondimenti cfr. Pegoretti (Dal lito deserto al giardino), Padoan (Il pio Enea), Ferroni (Il viaggio di Dante) e Orengo (Le arti del mare).
Locuz. e fras. 
La classificazione delle locuz. segue un criterio semantico, fino alla locuz. per mare e per terra; questa, col valore di ‘per tutto il mondo’, riprende un'iscrizione, risalente al 1255, del Palazzo del Popolo di Firenze: «Gaudet Florentia que mare, que terram, que totum possidet orbem». Per l’espressione mare aperto (Inf. 26.100) Inglese ricorda Ovidio, Met. 14. 241-242: «cum vos petere alta relictus aequora conspexi».
 
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.07.2019.
Data ultima revisione: 25.02.2020.
1 Distesa di acqua salata a contatto con le terre emerse.
[1] Inf. 2.108: Non odi tu la pieta del suo pianto, / non vedi tu la morte che 'l combatte / su la fiumana ove 'l mar non ha vanto?
[2] Inf. 5.29: Io venni in loco d'ogne luce muto, / che mugghia come fa mar per tempesta, / se da contrari venti è combattuto.
[3] Inf. 15.6: Quali Fiamminghi tra Guizzante e Bruggia, / temendo 'l fiotto che 'nver' lor s'avventa, / fanno lo schermo perché 'l mar si fuggia...
[4] Inf. 16.135: e per le note / di questa comedìa, lettor, ti giuro, / s'elle non sien di lunga grazia vòte, / ch'i' vidi per quell' aere grosso e scuro / venir notando una figura in suso, / maravigliosa ad ogne cor sicuro, / sì come torna colui che va giuso / talora a solver l'àncora ch'aggrappa / o scoglio o altro che nel mare è chiuso, / che 'n su si stende e da piè si rattrappa.
[5] Inf. 20.51: Aronta è quel ch'al ventre li s'atterga, / che ne' monti di Luni, dove ronca / lo Carrarese che di sotto alberga, / ebbe tra ' bianchi marmi la spelonca / per sua dimora; onde a guardar le stelle / e 'l mar non li era la veduta tronca.
[6] Inf. 26.142: Tre volte il fé girar con tutte l'acque; / a la quarta levar la poppa in suso / e la prora ire in giù, com' altrui piacque, / infin che 'l mar fu sovra noi richiuso.
[7] Inf. 30.19: Ecuba trista, misera e cattiva, / poscia che vide Polissena morta, / e del suo Polidoro in su la riva / del mar si fu la dolorosa accorta, / forsennata latrò sì come cane; / tanto il dolor le fé la mente torta.
[8] Inf. 34.48: Sotto ciascuna uscivan due grand' ali, / quanto si convenia a tanto uccello: / vele di mar non vid' io mai cotali.
[9] Inf. 34.123: Da questa parte cadde giù dal cielo; / e la terra, che pria di qua si sporse, / per paura di lui fé del mar velo, / e venne a l'emisperio nostro...
[10] Purg. 2.10: Noi eravam lunghesso mare ancora, / come gente che pensa a suo cammino, / che va col cuore e col corpo dimora.
[11] Purg. 2.17: Ed ecco, qual, sorpreso dal mattino, / per li grossi vapor Marte rosseggia / giù nel ponente sovra 'l suol marino, / cotal m'apparve, s'io ancor lo veggia, / un lume per lo mar venir sì ratto, / che 'l muover suo nessun volar pareggia.
[12] Purg. 7.99: L'altro che ne la vista lui conforta, / resse la terra dove l'acqua nasce / che Molta in Albia, e Albia in mar ne porta...
[13] Par. 1.69: Beatrice tutta ne l'etterne rote / fissa con li occhi stava; e io in lei / le luci fissi, di là su rimote. / Nel suo aspetto tal dentro mi fei, / qual si fé Glauco nel gustar de l'erba / che 'l fé consorto in mar de li altri dèi.
[14] Par. 8.63: Quella sinistra riva che si lava / di Rodano poi ch'è misto con Sorga, / per suo segnore a tempo m'aspettava, / e quel corno d'Ausonia che s'imborga / di Bari e di Gaeta e di Catona, / da ove Tronto e Verde in mare sgorga.
[15] Par. 10.90: Quando / lo raggio de la grazia, onde s'accende / verace amore e che poi cresce amando, / multiplicato in te tanto resplende, / che ti conduce su per quella scala / u' sanza risalir nessun discende; / qual ti negasse il vin de la sua fiala / per la tua sete, in libertà non fora / se non com' acqua ch'al mar non si cala.
[16] Par. 13.137: e legno vidi già dritto e veloce / correr lo mar per tutto suo cammino, / perire al fine a l'intrar de la foce.
[17] Par. 24.39: «O luce etterna del gran viro / a cui Nostro Segnor lasciò le chiavi, / ch'ei portò giù, di questo gaudio miro, / tenta costui di punti lievi e gravi, / come ti piace, intorno de la fede, / per la qual tu su per lo mare andavi.
[18] Par. 31.75: Da quella regïon che più su tona / occhio mortale alcun tanto non dista, / qualunque in mare più giù s'abbandona, / quanto lì da Beatrice la mia vista...
Locuz. In mezzo mare: in mezzo al mare, al largo.
[19] Inf. 14.94:  «In mezzo mar siede un paese guasto», / diss' elli allora...
[20] Purg. 19.20: Io son», cantava, «io son dolce serena, / che ' marinari in mezzo mar dismago; / tanto son di piacere a sentir piena!
Locuz. Per l'alto mare/in alto mare: al largo, in acque profonde.
[20] Inf. 26.100: ma misi me per l'alto mare aperto / sol con un legno e con quella compagna / picciola da la qual non fui diserto.
[21] Par. 11.120: Pensa oramai qual fu colui che degno / collega fu a mantener la barca / di Pietro in alto mar per dritto segno; / e questo fu il nostro patrïarca...
Locuz. Per mare e per terra: per tutto il mondo.
[22] Inf. 26.2: Godi, Fiorenza, poi che sè sì grande / che per mare e per terra batti l'ali, / e per lo 'nferno tuo nome si spande!
1.1 [Con rif. al Mar Mediterraneo].
[1] Inf. 26.105: ma misi me per l'alto mare aperto / sol con un legno e con quella compagna / picciola da la qual non fui diserto. / L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna, / fin nel Morrocco, e l'isola d'i Sardi, / e l'altre che quel mare intorno bagna.
[2] Par. 9.84: «La maggior valle in che l'acqua si spanda», / incominciaro allor le sue parole, / «fuor di quel mar che la terra inghirlanda, / tra ' discordanti liti contra 'l sole / tanto sen va, che fa meridïano / là dove l'orizzonte pria far suole.
1.2 [Con rif. al Mar Rosso].
[1] Purg. 18.134: Prima fue / morta la gente a cui il mar s'aperse, / che vedesse Iordan le rede sue.
[2] Par. 22.95: Veramente Iordan vòlto retrorso / più fu, e 'l mar fuggir, quando Dio volse, / mirabile a veder che qui 'l soccorso.
1.3 [In similitudine, con rif. all'insondabilità della giustizia divina].
[1] Par. 19.60: Però ne la giustizia sempiterna / la vista che riceve il vostro mondo, / com' occhio per lo mare, entro s'interna...
1.4 [In contesti fig.].
[1] Purg. 1.3: Per correr miglior acque alza le vele / omai la navicella del mio ingegno, / che lascia dietro a sé mar sì crudele...
[2] Par. 26.62: l'essere del mondo e l'esser mio, / la morte ch'el sostenne perch' io viva, / e quel che spera ogne fedel com' io, / con la predetta conoscenza viva, / tratto m'hanno del mar de l'amor torto, / e del diritto m'han posto a la riva. 
2 Luogo da cui tutto deriva e in cui tutto confluisce (fig.).||  Propr. luogo da cui derivano e in cui confluiscono tutte le acque.
[1] Par. 3.86: E 'n la sua volontade è nostra pace: / ell' è quel mare al qual tutto si move / ciò ch'ella crïa o che natura face.
3  Insieme caratterizzato da vastità e completezza; totalità (fig.).
[1] Inf. 8.7: E io mi volsi al mar di tutto 'l senno...
[2] Par. 1.113: Ne l'ordine ch'io dico sono accline / tutte nature, per diverse sorti, / più al principio loro e men vicine; / onde si muovono a diversi porti / per lo gran mar de l'essere, e ciascuna / con istinto a lei dato che la porti.