Latinismo da
lucerna (vd. DELI 2 s.v.). Il sost. è att. fin dal sec. XIII, sia nel senso propr., per la prima volta in
Restoro d'Arezzo, sia nel signif. fig. di 'persona o qualità esemplare, guida morale e intellettuale', per la prima volta nel
Libro di
Uguccione da Lodi (vd. TLIO s.v.
lucerna, 1, 5). Nella
Commedia il lemma presenta svariate occ. che ne amplificano gli usi estens. e fig. e conferiscono partic. espressività al dettato poetico. A
Par. 1.38, il sost. ricorre nell'espressione
lucerna del mondo, ove indica il sole, quale sorgente luminosa di tutto il creato: si noti, peraltro, la medesima locuz., rif. a Cristo, nelle
Prediche di
Giordano da Pisa, datate al 1309, «Unde Elli fue lucerna del mondo et fue posto in croce in alto, acciò ch'Elli lucesse ad tutti et così fue luce, però che quine mostroe che lo mondo era nulla». A
Par. 8.19 e a
Par. 23.28, il sost., in rima rispettivamente con
interne e
superne, indica fig. gli spiriti celesti che effondono luce divina o che ne sono illuminati: nel primo caso è rif. in partic. alle schiere dei beati che circondano Cristo trionfante che brilla come un sole, illumina come stelle gli spiriti celesti e a Dante evoca così l'immagine di una notte stellata. Similmente è da intendere la locuz.
sacra lucerna, in rima con
etterna, a
Par. 21.73, impiegata dal poeta per indicare San Pier Damiani, così come l'occ. a
Purg. 8.112, ove il sost. vale 'grazia divina': vd.
Ottimo, Purg., «se lla lucerna, cioè luce e grazia divina truovi nel tuo arbitrio libero tanta cera, cioè tanta volontade, e perseveranza...». A
Purg. 1.43,
lucerna ricorre in rima con
inferna nel signif. fig. di 'guida morale o intellettuale': giunti nella spiaggia del Purgatorio, Dante e Virgilio incontrano Catone Uticense che domanda chi abbia loro illuminato la strada permettendogli di uscire dalle tenebre infernali. Analogamente vale la locuz.
fare lucerna a
Inf. 28.124, in rima con
governa: vd.
Francesco da Buti, «Di sé facea a sé stesso lucerna; cioè quel capo guidava l'altro corpo, e rendeva il veder delle cose...». Nella prima cantica, inoltre,
lucerna ricorre anche a
Inf. 25.122, nel signif. fig. di 'organo della vista': tramite il sost., infatti, Dante indica gli occhi maligni dei dannati che si trasformano in serpenti; questa accezione ricorre nel
Cassiano volg., datato al XIII sec. e di area sen.: «lucerna corporis tui est oculus est oculus tuus»/«la lucerna del corpo tuo è l'occhio tuo» (vd.
Corpus ClaVo); in gen., nei volg.,
lucerna è tradotto perlopiù come 'lume': cfr.
Corpus ClaVo. Buona parte delle accezioni dantesche di
lucerna devono essere messe in relaz. con passi della Bibbia o dei Vangeli quali Luc. 11.34 e Matt. 6.22: vd. ED s.v.
lucerna. Le accezioni dantesche del sost. permangono nella trad. letteraria successiva a Dante (vd. GDLI s.v.). Nell'it. dell'uso, tuttavia,
lucerna è comunemente att. soprattutto nel signif. propr. di 'lampada alimentata a combustibile liquido' (vd. GRADIT s.v.).
Locuz. e fras. Il sost. ricorre nelle espressioni
lucerna del mondo a
Par. 1.38 (cfr. Verg.
Aen. 3, 637; 4, 6; 7, 148 e
Roman de Thèbes, «soz la luiserne del soleil»: ED s.v.
lucerna);
sacra lucerna a
Par. 21.73;
fare lucerna a
Inf. 28.124.
Autore: Francesca Carnazzi.
Data redazione: 27.03.2024.
Data ultima revisione: 20.12.2024.