Commedia |
2 (1 Purg., 1 Par.). |
Commedia |
ghianda Par. 22.87 (:); ghiande Purg. 22.149 (:). |
Altre opere |
ghiande Conv. 1.1.8.
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Fare la ghianda 1.
Dal lat. glans (glandem) (DELI 2 s.v. ghianda). A Par. 22.87 il sost. è inserito in una similitudine espressa da san Benedetto, relativa alla debolezza morale dell’umanità. La maggior parte degli esegeti interpreta il rif. alla fruttificazione della quercia come un'indicazione di rapidità: 'sulla Terra un «buon cominciamento» non dura (basta, cfr. Purg. 25.136) nemmeno il tempo che passa dal nascere della quercia al comparirvi delle prime ghiande (vent'anni negli esemplari più veloci)'. Un'interpretazione alternativa, che forse dà meglio ragione del rif. alla quercia (ben più lenta di altri alberi a fruttificare), è quella di Inglese, ad l.: «'una buona disposizione naturale della quercia non è sufficiente a garantire che essa giunga a produrre le ghiande', una buona dote di virtù alla nascita non garantisce che l'uomo riesca poi in opere virtuose (basti pensare a Pg. 30.109-132); e ciò vale anche per le collettività, come già si disse dei Francescani e dei Domenicani». A Purg. 22.149 la ghianda è posta in relaz. all’austera frugalità dell’età dell’oro (come già ad es. in Ov. Met. 1, 104-106, Boeth. Cons. 2 V.1-5), quando il gusto era soddisfatto anche da quella che in Conv. 1.1.8 («erba e ghiande», unica occ. dantesca del lemma esterna alla Commedia), è presentata come una «bestiale pastura», designando però fig. in opp. al «pane de li angeli» il nutrimento spirituale di chi non ha la possibilità di accedere all'«alta mensa» del sapere.
Locuz. e fras. Vd. Nota.
Autore: Simona Biancalana.
Data redazione: 13.09.2023.
Data ultima revisione: 25.03.2024.