Vocabolario Dantesco
cisterna s.f.
Commedia 2 (1 Inf., 1 Purg.).
Commedia cisterna Inf. 33.133 (:), Purg. 31.141.
Dal lat. cisterna (LEI s.v., 14, 794.1). Il termine è att. in volg. sin dalla seconda metà del sec. XIII (vd. TLIO s.v.), con una distribuzione geolinguistica varia. È diffuso, specie in tosc., l'esito citerna (ibid.), noto anche alla toponomastica (in partic., nel LEI si registra un'att. della località Citerna in un doc. fior. datato 1067: cfr. ivi, 801.37). La stessa forma è ampiamente doc. nella trad. del poema in codd. del ramo α (cfr. Petrocchi, ad l.). Il sost. non è mai usato da Dante in senso propr.: nella prima cantica indica estens. «il pozzo che forma l'ultimo cerchio dell'inferno» (Chiavacci Leonardi, ad l.), mentre nel Purg. allude alla «fontana» che scaturisce dal monte Parnaso (così Iacomo della Lana, ad l.). Per una discussione sull'identificazione di tale fonte sorgiva nel mito classico e nell'immagine dantesca, cfr. ED s.vv. cisterna e Parnaso. Vd. anche quanto detto s.v. grotta, Nota.
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 21.01.2021.
Data ultima revisione: 19.03.2021.
1 Serbatoio (gen. scavato nel terreno) adibito alla raccolta dell'acqua piovana. [Con rif. alla Tolomea:] profonda cavità sotterranea (estens.).
[1] Inf. 33.133: Cotal vantaggio ha questa Tolomea, / che spesse volte l'anima ci cade / [[...]]. / Ella ruina in sì fatta cisterna; / e forse pare ancor lo corpo suso / de l'ombra che di qua dietro mi verna.
1.1 [In contesto fig.:] fonte (dell'ispirazione poetica).
[1] Purg. 31.141: O isplendor di viva luce etterna, / chi palido si fece sotto l'ombra / sì di Parnaso, o bevve in sua cisterna, / che non paresse aver la mente ingombra, / tentando a render te qual tu paresti / là dove armonizzando il ciel t'adombra, / quando ne l'aere aperto ti solvesti?