Dal lat. 
cisterna (LEI s.v., 14, 794.1). Il termine è att. in volg. sin dalla seconda metà del sec. XIII (vd. 
TLIO s.v.), con una distribuzione geolinguistica varia. È diffuso, specie in tosc., l'esito 
citerna (
ibid.), noto anche alla toponomastica (in partic., nel LEI si registra un'att. della località 
Citerna in un doc. fior. datato 1067: cfr. ivi, 801.37). La stessa forma è ampiamente doc. nella trad. del poema in codd. del ramo 
α (cfr. Petrocchi, 
ad l.). Il sost. non è mai usato da Dante in senso propr.: nella prima cantica indica estens. «il pozzo che forma l'ultimo cerchio dell'inferno» (Chiavacci Leonardi, 
ad l.), mentre nel 
Purg. allude alla «fontana» che scaturisce dal monte Parnaso (così 
Iacomo della Lana, 
ad l.). Per una discussione sull'identificazione di tale fonte sorgiva nel mito classico e nell'immagine dantesca, cfr. ED s.vv. 
cisterna e 
Parnaso. Vd. anche quanto detto s.v. 
grotta, Nota.