Vocabolario Dantesco
bara s.f.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia bara Par. 11.117 (:).
Germanismo dal longob. *bāra (LEI Germanismi s.v. *bǣrō 1, 566). In it. antico, il termine designa una sorta di cataletto per il trasporto di ammalati, feriti o cadaveri (cfr. TLIO s.v. bara). Il vocabolo vale anche ‘cassa da morto’ già nel Medioevo (cfr. ancora TLIO s.v.), ma la specializzazione semantica in questo senso ha origine solo più tardi, in concomitanza con quella di barella ‘lettiga’ (Mastrelli, La terminologia, p. 264). In Dante, il termine indica il supporto su cui adagiare la salma, che Francesco volle costituito dal solo grembo della Povertà (v. 115). Il santo, infatti, secondo la tradizione, domandò di essere portato alla Porziuncola e adagiato «super nudam humum se totum nudatum» (Bonaventura, Legenda maior, XIV, 3,2) e di essere lasciato per terra, dopo la morte, il tempo necessario a percorrere un miglio a passi lenti (ivi, 4,7). I commentatori non mancano di segnalare sempre il senso proprio di «feretrum», pur accanto ai traslati «exequie», «obsequie», «honoranza»; «adornamenti del corpo», «altum vel sumptuosum tumulum», «sepulturam», «urnam».
Autore: Francesca De Blasi.
Data redazione: 24.09.2018.
Data ultima revisione: 24.09.2018.
1 Supporto su cui si adagiano i defunti (per il compianto e per il trasporto).
[1] Par. 11.117: Quando a colui ch'a tanto ben sortillo / piacque di trarlo suso a la mercede / ch'el meritò nel suo farsi pusillo, / a' frati suoi, sì com' a giuste rede, / raccomandò la donna sua più cara, / e comandò che l'amassero a fede; / e del suo grembo l'anima preclara / mover si volle, tornando al suo regno, / e al suo corpo non volle altra bara.