Da
baldo (vd.), cfr. LEI
Germanismi s.v.
bald, 1, 108.6 e, per le ragioni dell'esclusione di un tramite galloromanzo Cella,
I gallicismi, p. 48. La
baldanza, che indica la 'piena fiducia nell’azione che si compie', nel contesto dantesco corrisponde più precisamente alla manifestazione esteriore di tale sentimento: si riferisce cioè a «lo modo della ritornata di Virgilio» (Iacomo della Lana), l'
abito (
Ottimo) o, fra i commenti moderni, l'
aspetto (Chiavacci), l'
espressione (Inglese), gli
atteggiamenti (Bosco,
Il canto, p. 233). Virgilio infatti, forte della volontà di Dio, perde i segni della
baldanza ma non la sicurezza di «vincere la prova» (v. 122). Ed è proprio intesa in questo senso e considerata in contrasto con la cieca tracotanza dei diavoli di Dite, che
baldanza non assume qui la connotazione negativa che talvolta gli è propria in it. antico (per cui cfr. TLIO s.v.
baldanza; e cfr. anche
Vn 25.10), rappresentando piuttosto una virtù, pur non al livello della paradisiaca
baldezza (vd.). Il termine, come ricorda Bosco, in it. antico «sentiva anche il senso di ‘letizia’», ma nel contesto dantesco non può intendersene sinonimo (come vorrebbe Barbi,
Problemi, p. 238-239), giacché sono solo i segni esteriori dei due sentimenti ad essere in parte accostabili, non le rispettive intime cause
. Il signif. di ‘gioia fiduciosa (e la rispettiva manifestazione esteriore)’ si attesta invece in
Vita nova e
Rime (cfr. anche l'avv.
baldanzosamente a
Rime 47.3), anche in espressioni fras. (con
dare/
prendere/
perdere), già del repertorio della precedente lirica di stampo amoroso. A
baldanza di
Vn 14.11-12.8 corrisponde
baldezza nella prima redazione (cfr. De Robertis,
Rime, 3, pp. 367-368).
Autore: Francesca De Blasi.
Data redazione: 04.07.2018.
Data ultima revisione: 04.07.2018.