Prima att.
Latinismo da
avertere (LEI s.v., 3, 2654.46 e cfr. Viel, «Quella materia ond’io son fatto scriba», p. 196), con una sola altra occ., di poco posteriore ma indipendente, nei testi delle Origini (più altre due del participio con funzione aggettivale: cfr. TLIO, s.vv.
avertere 1 e
averso 1). Verbo di largo impiego nei testi classici, patristici, scolastici e nelle Scritture, non risulta tuttavia mai adottato dai volgarizzatori due-trecenteschi (cfr.
Corpus CLaVo), che surrogano con equivalenti che coprono tutto lo spettro denotativo e connotativo del verbo lat., quali
rimuovere,
togliere,
scacciare (e anche
rifiutare,
dispregiare,
escusare) e - non esclusivi ma caratteristici dei riferimenti agli occhi e allo sguardo -
volgere,
rivolgere,
stravolgere,
tornare,
voltare. In linea il comportamento dei commentatori antichi («s’elli avesse torto il viso»,
Iacomo della Lana,
ad l.; «fusser aversi; cioè si fussero partiti e cessati da esso»,
Francesco da Buti,
ad l.), che individuano con precisione il senso mistico e paradossale della terzina, vv. 76-78 (
Francesco da Buti,
ad l.: «Lo contrario opera la luce divina a quello che opera la luce del mondo: la luce del mondo, quando avanza la potenza sensitiva, corrompe lo senso; ma la luce divina, quanto più cresce nell’anima umana, tanto più cresce lo cognoscimento e lo diletto»).
Locuz. e fras. La locuz.
avertere gli occhi (vd. anche
occhio) pare qui di ascendenza biblica; notevole in partic. il riscontro con Cant. 6.4: «Averte oculos tuos a me, quia ipsi me avolare fecerunt», anche per la corrispondenza di
avolare fecerunt con «sarei smarrito» del v. 77 (vd.
smarrire).
Autore: Paolo Rondinelli.
Data redazione: 04.02.2021.
Data ultima revisione: 23.03.2021.