Vocabolario Dantesco
villanello s.m.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia villanello Inf. 24.7.
Da villano (vd.) con suff. dimin. -ello (cfr. Grossman-Rainer, La formazione delle parole, pp. 285-286), il sost. è att. dalla fine del Duecento e già come antrop. in un Doc. cors. del 1248 (cfr. TLIO s.v. e Corpus TLIO). L'occ. si colloca in una scena campestre d'apertura al canto 24 dell'Inferno, che rappresenta l'iniziale sconforto del pastore (lett. 'contadino') di non poter condurre al pascolo il bestiame e il progressivo sollievo nello scoprire che quella che credeva neve sui campi è solo brina. Il dimin. conferisce a villanello una connotazione pos., che intende sottolineare «la semplicità e l'umile condizione del personaggio, fatto oggetto di simpatia morale o di umana commiserazione» (Mattalia; cfr. anche Inglese [ed. comm.], ad l.), come già nota Francesco da Buti, ad l.: «Lo villanello; cioè lo povero villano». Chiavacci Leonardi (e anche Fosca, ad l.), nel chiosare «il giovane contadino, incaricato di portare fuori il gregge» evidenzia invece l'inesperienza legata alla giovane età del villano.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 20.04.2023.
Data ultima revisione: 31.07.2023.
1 [Con valore affettivo:] umile e semplice villano.
[1] Inf. 24.7: lo villanello a cui la roba manca, / si leva, e guarda, e vede la campagna / biancheggiar tutta; ond' ei si batte l'anca, / ritorna in casa, e qua e là si lagna, / come 'l tapin che non sa che si faccia...