Commedia |
avelse Purg. 1.136 (:). |
Purg. 1.136: rivelse Laur, svelse Ash Co Eg Mad Mart Pr Rb Vat, velse Ham.
Prima att.
Latinismo da
avellere (LEI s.v., 3.2, 2626.41). Il ricorso al rarissimo cultismo con cui è rappresentato il prodigioso rinascere della «umile pianta» (v. 135) è desunto dal poema virgiliano e, in partic., dall'episodio del ramoscello d'oro strappato da Enea prima dell'ingresso nell'Ade: «primo avulso non deficit alter / aureus, et simili frondescit virga metallo» (
Aen., VI, 143-144). Il potente parallelismo fra i due testi è, del resto, facilmente riconosciuto già dai primi commentatori (cfr. per es. Pietro Alighieri,
ad l.: «Hoc idem Virgilius in simili sic ait...»). Successivamente l'impiego del v. resta molto limitato (cfr. TLIO s.v.
avellere 1), non penetrando neppure nel circuito dei volgarizzamenti trecenteschi dell'
Eneide, i quali rendono il virgiliano
avellere con equivalenti più comuni come
levare o
divellere (es. «e da che è divelto l'uno, surge l'altro; e con simile oro fronzisce la verga», Lancia (?),
Eneide compil., VI, 143-144; cfr.
Corpus CLaVo).
Varianti. La singolarità della forma verbale
avelse ha senz'altro favorito la diffusione di lez. alternative più familiari, sebbene attinte alla medesima famiglia morfologica. Fra quest'ultime è partic. ben rappresentata (anche nella trad. indiretta del poema) la var.
svelse (vd.), semanticamente accettabile ma banalizzante sul piano formale, poiché sottrae all'episodio dantesco proprio la giuntura lessicale virgiliana. Restano individuali le soluzioni accolte dai codd. Ham e Laur, rispettivamente
velse e
rivelse.
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 21.09.2020.
Data ultima revisione: 02.11.2020.