Vocabolario Dantesco
atro agg.
Commedia 3 (1 Inf., 1 Purg., 1 Par.).
Altre opere1 (1 Rime).
Commedia atra Inf. 6.16 (:), Par. 6.78 (:); atre Purg. 30.54 (:).
Altre opere atra Rime 1.55.
Dal lat. āter, 'nero, opaco' (LEI s.v. 3/1, 2001.45). L'agg., att. prima di Dante solo in Fatti di Cesare col signif. di 'nero, oscuro' (vd. TLIO s.v. atro), ricorre nella Commedia sempre in posizione di rima e, come spiega Contini (Un'idea di Dante, p. 137), non con connotazioni di nerezza e tenebra, bensì esclusivamente di tetraggine e sudiciume: «le guance di Dante si fanno atre di lacrime, in opposizione a nette di rugiada; la barba unta e atra di Cerbero non è più cromatica per il fatto di seguire gli occhi vermigli; la sua portata semantica va identificata con quella della morte subitana e atra di Cleopatra», già anticipata in Rime 1.55 («poi non mi sarebbe atra / la morte»). «Se tutto si unificasse nella versione 'increscioso'», spiega ancora Contini (ibidem), «si darebbe ragione di un vocabolo certo più alonare che icastico, come quello che da un lato latineggia preziosamente [...], dall'altro è fonicamente evocativo».
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.09.2019.
Data ultima revisione: 02.11.2020.
1 Tetro e sudicio (fig.).
[1] Inf. 6.16: Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, / e 'l ventre largo, e unghiate le mani; / graffia li spirti ed iscoia ed isquatra.
[2] Purg. 30.54: né quantunque perdeo l'antica matre, / valse a le guance nette di rugiada / che, lagrimando, non tornasser atre.
2 Orribile e funesto (fig.).
[1] Par. 6.78: Piangene ancor la trista Cleopatra, / che, fuggendoli innanzi, dal colubro / la morte prese subitana e atra.