Vocabolario Dantesco
rificcare v.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia rificchi Purg. 15.64 (:).
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Formazione da ficcare (vd.) con pref. ri- con valore intens. o iter., secondo la parafrasi «dalla luce di verità (delle mie parole), tu raccogli tenebre, perché continui a fissarti sui beni del mondo» (Inglese a Purg. 15.64-66, che nota anche i «rimanti corposi e non usurati dall’uso letterario»). La prima att. di rificcare è nei Fatti de' Romani (H+R), 1313 (fior.), (R) 93, p. 561 «Giuba i· rificò nel suo luogo cola sua mano», dove tuttavia il verbo vale letteralmente ‘collocare di nuovo qsa nel luogo da cui era stato rimosso’ (cfr. Corpus OVI). Il signif. di ‘rivolgere di nuovo il pensiero’ è prima att. in Dante, e ritorna in Boccaccio, Corbaccio, 1354-55, parr. 501-10, p. 131.18 «Ma tu rificchi pur gli occhi della mente ad una cosa», dove risulta «sicuramente dantismo» (Viel, «Quella materia ond'io son fatto scriba», p. 341).
Autore: Fiammetta Papi.
Data redazione: 25.06.2018.
Data ultima revisione: 25.06.2018.
1 Rivolgere di nuovo (la mente) a qsa, ritornare ostinatamente su qsa (fig.).
[1] Purg. 15.64: Ed elli a me: «Però che tu rificchi / la mente pur a le cose terrene, / di vera luce tenebre dispicchi.