Vocabolario Dantesco
aperta s.f.
Commedia 2 (2 Purg.).
Commedia aperta Purg. 4.19, 19.36.
Prima att. Part. pass. di aprire (vd.) usato con valore sost., secondo una modalità di formazione degli astratti non rara nell'it. antico e che conta cospicui ess. già nella prima produzione letteraria fr. e prov. (cfr. Corti, Contributi al lessico predantesco, in Ead., La lingua poetica, pp. 29-66). Nell'accezione dantesca, aperta è att. nella Cronica di Giovanni Villani (a. 1348, fior.; cfr. TLIO s.v. aperta e Corpus OVI). I rif. bibliografici cit. consentono di accordare credito alla lez. aperta accolta da Petrocchi a Purg. 19.36 (cfr. Introduzione, pp. 200-201) in luogo della più diffusa (la) porta, var. di facile genesi grafica recata dalla quasi totalità dei testimoni di rif. e dai commentatori. In linea con Urb, legge (la) porta anche Sanguineti, mentre l'ed. Crusca predilige (l') aperto (vd. anche Crusca (5) s.v. aperto): nella lingua antica, tuttavia, mancano ess. del tipo masch. per l'accezione indicata.
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 31.05.2017.
Data ultima revisione: 07.05.2018.
1 Varco che consente il passaggio, apertura.
[1] Purg. 4.19: Maggiore aperta molte volte impruna / con una forcatella di sue spine / l'uom de la villa quando l'uva imbruna, / che non era la calla onde salìne / lo duca mio...
[2] Purg. 19.36: «Surgi e vieni; / troviam l'aperta per la qual tu entre». / su mi levai, e tutti eran già pieni / de l'alto dì i giron del sacro monte...