Vocabolario Dantesco
magico agg.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia magiche Inf. 20.117.
Voce dotta dal lat. magicum, a sua volta dal gr. magikòs (DELI 2 s.v. mago). Unica occ., l'agg. magico è utilizzato in rif. agli inganni di Michele Scotto, cit. anche in Boccaccio, Decameron, VIII, 9 come «gran maestro in nigromantia». Le frode di Michele Scoto (o Scotto) sono qualificate come magiche poiché egli era mago e astrologo: conduceva i propri studi di astrologia, cui si attribuiva pieno valore scientifico nel predire il futuro (su questo aspetto cfr. Chiavacci Leonardi, pp. 593-598), presso l'imperatore Federico II, praticando quella che «con pittoresca ed efficace deformazione lessicale e con ampliamento semantico destinato a grande fortuna rispetto all'originale greco, si chiamava ormai nigromantia» (Cardini, Magia, stregoneria, superstizioni, pp. 27-28). Nel commentare il passo, l'Anonimo fior. (ad l.) spiega che «questa arte magica si può in due modi usare: o egli fanno con inganno apparire certi corpi d'aria che pajono veri; o elli fanno apparire cose che hanno apparenza di vere et non sono vere, et nell'uno modo et nell'altro fue Michele gran maestro».
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 21.06.2018.
Data ultima revisione: 04.11.2019.
1 Che ha carattere esoterico o si realizza mediante pratiche occulte.
[1] Inf. 20.117: Quell' altro che ne' fianchi è così poco, / Michele Scotto fu, che veramente / de le magiche frode seppe 'l gioco.