Prima att. Verbo denominale da
gozzo (vd.),
ingozza è usato, in rima aspra con
strozza (vd.)
, con rif. ai peccatori di gola costretti a ingoiare l’acqua fangosa in cui erano immersi. La voce, di stampo chiaramente popolare ma di uso rarissimo almeno fino alla fine del sec. XIV (cfr. Viel,
«Quella materia ond'io son fatto scriba», p. 273 e TLIO s.v.
ingozzare), è stata correttamente percepita come derivata di
gozzo, già att. all'epoca (vd. TLIO s.v.
gozzo). Il commento del
Maramauro ad l., forse per influenza di
Inf. 7.125-126 («Quest' inno si gorgoglian ne la strozza, / ché dir nol posson con parola integra»), si focalizza sull'azione di strozzamento e sulla difficoltà nel parlare causate dall’avere la gola piena di fango («
Ingoza, idest aretenere dal gosso in zo e non exprimere»). Cristoforo Landino
ad l. («
ingoza: inghiottisce, perchè
gozo significa el gorgozule. Onde
sgozare significa 'tagliare el gorgozule'») esplicita invece il legame semantico ed etimologico con il verbo
sgozzare (così anche in Bembo,
Prose, p. 236). Infine, Alessandro Vellutello
ad l. ricollega il verbo a
gozzo nel signif. di 'ingluvie degli uccelli' («
ingozzare è proprio d'ogni uccello, perche hanno 'l gozzo, ove mandano 'l pasto prima che lo digerischino»), per cui vd. TLIO s.v.
gozzo.