Vocabolario Dantesco
strozza s.f.
Commedia 2 (2 Inf.).
Commedia strozza Inf. 7.125 (:), 28.101 (:).
Dal longob. strozza, da confrontare con il m.a.ted. strozze (vd. DELI 2 s.v. strozza; Castellani, Gramm. stor., p. 74). La voce è dubitativamente di prima att. dantesca, in quanto le tre occ. coeve sono nel volgarizzamento dell'Eneide a opera di Ciampolo di Meo Ugurgieri («gli occhi terribili e 'l volto e 'l pecto peloso di quello mezzo fiera, ed i fuochi spinti nella strozza»; «la rabbia di mangiare per longo tempo raccolta l'accende, e la strozza secca del sangue lo stimola e infiamma») e in quello attribuito ad Andrea Lancia («i terribili occhi e 'l volto e 'l petto velluto di setole e li spenti fuochi nella strozza del mezzofiera»), dove si traduce il faux 'fauce' (di un animale) di Aen., VIII, 267 («pectora semiferi atque exstinctos faucibus ignis») e Aen., IX, 64 («ex longo rabies et siccae sanguine fauces»). Per tutto vd. TLIO s.v. strozza e Corpus DiVo. Le due occ. della Commedia, in rima aspra (a Inf. 7.125 con pozza e ingozza e a Inf. 28.101 con mozza e sozza) ed entrambe rif. ai dannati, mostrano una più evidente accezione anatomica sottolineando al tempo stesso la bestialità dei peccatori. Per una descrizione dettagliata della strozza (umana), è significativa la glossa di Giovanni Boccaccio a Inf. 7.125, che ribadisce anche la fiorentinità della voce: «La stroza chiamiam noi quella canna la qual muove dal polmone, e vien su insino al palato, e quindi spiriamo e abbiamo la voce, nella quale se alcuna superchia umidità è intrachiusa, non può la voce nostra venir fuori netta ed espedita, e sono allora le nostre parole più simili al gorgogliare che fa talvolta alcuno uccello che ad umana favella».
Autore: Francesca Spinelli.
Data redazione: 13.09.2023.
Data ultima revisione: 20.12.2023.
1 [Anat.] Cavità orale a forma di canna compresa tra il palato e i polmoni.
[1] Inf. 7.125: Quest' inno si gorgoglian ne la strozza, / ché dir nol posson con parola integra».
[2] Inf. 28.101: Oh quanto mi pareva sbigottito / con la lingua tagliata ne la strozza / Curïo, ch'a dir fu così ardito!