Dal lat.
grus (DELI 2, s.v.
gru), il sost. di origine onom. ricorre nella
Commedia sempre in similitudine. In entrambe le occ., in cui sono evidenti richiami ai classici (
Aen. X 264 ssg.;
Theb. V 13;
Phars. V 711-16), si fa rif. alle caratteristiche formazioni allineate che questi animali mantengono nelle loro migrazioni (es. nel
Tresor di Brunetto Latini:
Tesoro volg., L. 5 cap. 27, «una generazione d'uccelli che vanno a schiera, come i cavalieri che vanno a battaglia, e sempre vanno l'uno dopo l'altro, sì come fanno i cavalieri in guerra»): in partic. in
Purg. 26.43 la similitudine (rif. alla direzione contraria lungo la quale procedono le due schiere dei lussuriosi sulla VII cornice) è presentata nei termini di un paradosso (come se le gru - che quando migrano vanno tutte verso la medesima destinazione - andassero in parte in una direzione e in parte in quella opposta; cfr. Ledda,
Il bestiario dell'aldilà, p. 189). Infine, è interessante ricordare che nelle similitudini di
Purg. 24.64-66 («Come li augel che vernan lungo il Nilo / alcuna volta in aere fanno schiera / poi volan più in fretta e fanno il filo») e di
Par. 18.73 («E come augelli sorti di rivera / quasi congratulando a lor pasture, / fanno di sé or tonda or lunga schiera / sì dentro ai lumi sante creature / volitando cantavano e faciensi / or D, or I, or L in lor figure») gli
augei che sfilano in
schiera (vd.) sono proprio
gru, che nelle loro caratteristiche formazioni, paiono tracciare lettere nel cielo (cfr. Francesco da Buti a
Inf. 5.46: «alcuna volta mostrano una figura, et alcuna volta un'altra; quando a modo d'un V, quando a modo d'un L, quando a modo d'un I»); inoltre si noti che in
Purg. 24.64
gru è var. di
augei nel codice Laur. Da ultimo, non è forse un caso che in entrambe le occ. i
gru/le grue compaiano in relazione ai lussuriosi, infernali o purgatoriali che siano, dal momento che un’analoga attitudine è attribuita a questo uccello dall’Ottimo (a
Inf. 5.46: «questi uccelli che sono molto lussuriosi») e pare adombrata in Benvenuto da Imola (a
Purg. 26.43: «Et hic nota quod poeta bene assimilat luxuriosos gruibus, quia grus habet carnem calidam, nigram et foetidam»). Dal punto di vista morfologico, nelle due att. dantesche si succedono la forma masch. plur.
i gru (con desinenza invariata rispetto al sing.) e quella femm. plur.
grue (sing.
grua) rimodellata sui sost. della prima declinazione (cfr. Rohlfs, § 353).
Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 02.02.2023.