Vocabolario Dantesco
gocciare v.
Commedia 3 (3 Inf.).
Commedia goccia Inf. 14.113 (:); gocciar Inf. 32.47; gocciava Inf. 34.54.
Dal lat. volg. *guttiare (DELI 2 s.v. goccia). Come goccia s.f., alla cui nota si rimanda, il verbo è usato da Dante sempre con rif. al pianto. Pur avendo un'att. già nelle Questioni filosofiche (fine XIII sec.), il suo uso resta assai limitato.
Autore: Roberta Di Giorgi.
Data redazione: 09.04.2025.
Data ultima revisione: 21.07.2025.
1 Lasciar cadere una piccola quantità di liquido in modo continuativo (con rif. alle lacrime).
[1] Inf. 14.113: Ciascuna parte, fuor che l'oro, è rotta / d'una fessura che lagrime goccia, / le quali, accolte, fóran quella grotta.
[2] Inf. 32.47: e poi ch'ebber li visi a me eretti, / li occhi lor, ch'eran pria pur dentro molli, / gocciar su per le labbra, e 'l gelo strinse / le lagrime tra essi e riserrolli.
[3] Inf. 34.54: Con sei occhi piangëa, e per tre menti / gocciava 'l pianto e sanguinosa bava. / Da ogne bocca dirompea co' denti / un peccatore, a guisa di maciulla, / sì che tre ne facea così dolenti.