Commedia |
folgoreggiando Purg. 12.27. |
Prima att. Verbo di
conio dantesco,
folgoreggiare indica il rapido muoversi verso il basso, l'atto del precipitare dunque, di Lucifero, che scende dal cielo
folgoreggiando, rapido e luminoso appunto come una
folgore (vd.). La terzina è costruita sull'eco di
Luc. 10 «Videbam Satanam sicut fulgur de caelo cadentem» (vd. anche ED s.v.
folgoreggiare). Tra i commentatori, se è da tutti condivisa l’interpretazione del verbo a partire dall'immagine della folgore, non è altrettanto univoca l'individuazione della qualità della folgore cui il verbo fa rif.: alcuni sostengono che sia la luminosità (ad es. Campi, che chiosa: «quasi folgore, per la luce che diffondeva all’interno»), altri la rapidità (tra i più recenti, Inglese,
ad l., glossa «'precipitando come folgore', con la rapidità della f.»). Convince tuttavia maggiormente l’ipotesi che siano entrambe le caratteristiche a contribuire all’immagine della precipitosa caduta di Lucifero, come spiega ad es. Grabher («cioè con la rapidità e il bagliore della folgore»), il quale sottolinea anche il confronto col
folgorando a
Par. 6.70 (vd.
folgorare), che della folgore richiama la rapidità e la violenza.
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.10.2019.
Data ultima revisione: 30.06.2020.