Vocabolario Dantesco
ferace agg.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia ferace Par. 11.82 (:).
Prima att. Latinismo da ferax (DELI 2 s.v. ferace), diffuso solo nei commentatori danteschi in rif. a Par. 11.82 e, prob. per contatto diretto col lat., in Palladio volg. (cfr. TLIO s.v. ferace) e in Piero de' Crescenzi volg. (ed. S. Eugenia), L. 4, cap. 5, p. 352 e cap. 8, p. 357. Una ricerca di ferax nel Corpus CLaVo permette di osservare che il tosc. trecentesco volgarizzava tale agg. per lo più con abbondevole, abbondante, fruttifero (una situazione assai simile si riscontra per il latinismo di prima att. dantesca fertile, vd.). Del Lungo, con una formazione univerbata, propone a testo l’agg. benferace (non accolto dai successivi edd.) sulla falsariga di malferace, att. in Dino Compagni, Cronica, L. 1, cap. 13, p. 141.37: «uomini malferaci e maldisposti». In parte della tradizione ferace trova come var. alternativa di senso compiuto verace (vd.; per una discussione delle due lezioni cfr. Petrocchi, Introduzione, p. 233), lezione accolta anche in Ed. Crusca, con ferace in marg. Di conseguenza ferace entra nel Vocabolario della Crusca solo a partire da Crusca (4), dove non viene comunque registrato l'esempio dantesco.
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 21.10.2016.
Data ultima revisione: 09.05.2018.
1 Che produce benefici effetti.
[1] Par. 11.82: Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!