Vocabolario Dantesco
falsare v.
Commedia 4 (3 Inf., 1 Purg.).
Altre opere2 (2 Fiore).
Commedia falsai Inf. 29.137, 30.73 (:); falsasti Inf. 30.115; falsava Purg. 29.44.
Altre opere Falsar Fiore 37.1; falseria Fiore 36.12.
Dal lat. falsare (DELI 2 s.v. falso). La forma semplice falsare risulta più antica e diffusa in volg. rispetto al composto isolato falseggiare (vd.) di tipo frequentativo: la prima è ampiamente att. a partire dal Doc. osim., carta giuridica del 1151, col signif. di 'contraffare uno scritto' (cfr. TLIO s.v. falsare), ma conosce att. anche nel mediolat. (cfr. DMLBS e Du Cange s.v. falsare). Gli usi danteschi del verbo si configurano come esclusivi del poema e del suo circuito esegetico. Nella prima cantica si concentrano le occ. più strettamente connesse alle fraudolenti attività dei falsificatori di metalli e di monete, puniti nell'ottavo cerchio. A Inf. 29.137 il verbo indica l'atto con cui Capocchio manipola i metalli vili per mezzo dell'alchìmia (vd.). I commentatori antichi pongono l'accento sull'uso dell'alchimia sofistica (cfr. anche Bellomo, p. 459). Così Iacomo della Lana: «Li quai metalli, cussì artificiadi e no produti a perfetta forma, si èno appelladi sofistichi, çoè c'hano apparentia della adoveratione» e Landino: «non usai alchimia naturale, la quale non falsifica e metalli, ma fa correggendo et purificando la materia che el metallo men pretioso diventi oro; ma usai la sophistica, la quale non fa oro, ma contrafà et falsifica in forma che quel che non è pare». Le occ. di Inf. 30 sono rif. alla contraffazione del fiorino (vd.) aureo – «la lega suggellata del Batista» (Inf. 30.74) – messa in pratica da maestro Adamo, tanto impoverendo la componente metallica della moneta quanto riproducendo sulla stessa un'immagine non genuina (per cui vd. conio, coniare e lega 1). A Purg. 29.44 il verbo allude al processo ottico creato dal tratto d'aria intermedio tra Dante e la visione, che altera l'immagine visiva (Francesco da Buti: «cioè falsamente apparere facea») dandole una parvenza fittizia di «sette alberi d'oro», non conforme all'oggetto reale, ossia i sette candelabri luminosi della processione mistica. Col signif. di 'infrangere (un giuramento)' il verbo è att. per la prima volta nel Fiore 36.12 e 37.1.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 21.12.2023.
Data ultima revisione: 25.03.2024.
1 Alterare illecitamente i metalli vili facendoli passare per preziosi.
[1] Inf. 29.137: sì vedrai ch'io son l'ombra di Capocchio, / che falsai li metalli con l'alchìmia...
1.1 Contraffare una moneta riducendone il valore.
[1] Inf. 30.73: Ivi è Romena, là dov' io falsai / la lega suggellata del Batista; / per ch'io il corpo su arso lasciai. 
[2] Inf. 30.115: «S' io dissi falso, e tu falsasti il conio», / disse Sinon; «e son qui per un fallo, / e tu per più ch'alcun altro demonio!». 
2 Far apparire un'immagine visiva in modo distorto e non rispondente alla realtà.
[1] Purg. 29.44: Poco più oltre, sette alberi d'oro / falsava nel parere il lungo tratto / del mezzo ch'era ancor tra noi e loro...