Vocabolario Dantesco
disposare v.
Commedia 2 (1 Purg., 1 Par.).
Altre opere3 (2 Vn., 1 Conv.).
Commedia disposando Purg. 5.136; disposò Par. 11.33.
Altre opere disponsata Vn 2.7; disposata Vn 14.3, Conv. 4.2.17.
Dal lat. tardo  desponsare, già att. nel signif. di ‘prendere in moglie’ (cfr. DEI s.v. disposare; Cecchini, Uguccione, S 1161). Il verbo è presente nei testi volg. delle origini allato al più comune sposare (cfr. per entrambi Corpus OVI), che tuttavia ricorre in Dante solo due volte, nelle canzoni. In Purg. 5.135 disposare è usato in senso propr. nelle velate parole con cui la Pia de’ Tolomei allude all’atroce offesa infertale dal marito: «salsi colui che 'nnanellata pria / disposando m'avea con la sua gemma». Questi versi, che hanno avuto in passato una tormentata storia esegetica (riepilogata in ED), oggi si intendono contestualmente rif. al momento in cui la sposa riceveva l’anello a suggello del matrimonio (vd. innanellare). L’impronta realistica del verbo non si perde, ma si trasfigura, in Par. 11.33, nell’immagine metaf. della Chiesa fatta sposa da Cristo con il suo sangue, di provenienza evangelica (cfr. Act. 20, 28: «ecclesiam Dei, quam [Cristus] adquisivit sanguine suo») e già accolta nella poesia religiosa volg. (Jacopone, Laude: «Da puoi ch'eo presi carne de la umana natura, / sostenne passione con una morte dura; / desponsai la Ecclesia fidelissima e pura, / puse en lei mia cura d' uno amore appicciato»; vd. TLIO s.v., § 1). Nelle opere precedenti alla Commedia, il verbo disposare (anche nella forma disponsare) ricorre sia nel suo signif. propr. («adunate quivi erano a la compagnia d'una gentile donna che disposata era lo giorno» Vn 14.3), sia – più spesso – nel signif. trasl. di 'unire', sempre in contesti di forte pregnanza mistica o filosofica: «D'allora innanzi dico che Amore segnoreggiò la mia anima, la quale fu sì tosto a lui disponsata» Vn 2.7; «li spiriti delli occhi miei a lei si fero massimamente amici. E così fatti, dentro [da me] lei poi fero tale, che lo mio beneplacito fue contento a disposarsi a quella imagine» Conv. 4.2.11; «chiamo la veritate che sia meco, la quale è quello signore che ne li occhi, cioè ne le dimostrazioni de la filosofia, dimora, o bene è signore, ché a lei disposata l’anima è donna, e altrimenti è serva fuori d’ogni libertate» Conv. 4.2.17.
Autore: Paola Manni.
Data redazione: 11.03.2021.
Data ultima revisione: 11.03.2021.
1 Prendere in moglie, sposare.
[1] Purg. 5.136: «ricorditi di me, che son la Pia; / Siena mi fé, disfecemi Maremma: / salsi colui che 'nnanellata pria / disposando m'avea con la sua gemma». 
[in contesto fig., con rif. all'unione di Cristo con la Chiesa].
[2] Par. 11.33: la sposa di colui ch'ad alte grida / disposò lei col sangue benedetto...