Prima att.
Latinismo da
delubrum, forse formazione simile a
polubrum 'bacinella per lavarsi' (
-luere 'lavare, purificare') (DEI s.v.
delubro), voce che ricorre più volte in
Aen. e il cui etimo, seppure incerto, è comunque da ricondursi a un'allusione alla funzione purificatoria: già in Serv.,
Comm. «‘delubrum’ dicitur quod uno tecto plura complectitur numina, quia uno tecto diluitur, ut est Capitolium, in quo est Minerva, Iuppiter, Iuno. Alii dicunt delubrum esse locum ante templum, ubi aqua currit, a diluendo» (II, 225) e «‘delubrum’ dictum, ut supra diximus, propter lacum in quo manus abluuntur, vel propter tectum coniunctum, aut certe ligneum simulacrum ‘delubrum’ dicimus, a ‘libro’, hoc est raso ligno factum, quod graece ξόανον dicitur» (IV, 56); è spiegato anche nelle
Derivationes (cfr. Cecchini,
Uguccione, D 106, 42 «templum et proprie in ingressu fontem habens quo ante ingressum diluebantur et lavabantur, et ideo a diluendo dictum est et inde inolevit consuetudo ut quod libet templum dicatur delubrum»). Si veda su questo aspetto anche Giola,
La lessicografia mediolatina, p. 202. Att. per la prima volta nella
Commedia, in
Par. 6 in rima con
colubro e
rubro (vd.),
delubro, oltre che nei commentatori, ricorre esclusivamente nei volg.
Deca terza, L. V-X e Sinibaldo da Perugia,
Fedra, dove è verosimilmente imitazione dantesca, in rima con
colubre e
rubre (cfr.
Corpus DiVo). È ripreso univocamente dai commentatori: ad es.
Francesco da Buti (
ad l.) glossa «il suo delubro; cioè il suo tempio: questo nome delubro è vocabulo grammaticale, e chiamansi delubra quegli tempi che avevano le fonti innanti, ne le quali si lavano li sacrifici e li sacrificatori». Momigliano (
ad l.) commenta il latinismo entro il contesto di
Par. 6 spiegando che «da due secoli non si chiudeva più il tempio di Giano. Il latinismo
delubro giova a sottolineare quella data straordinaria e ad introdurre solennemente la fase grave del discorso in cui si arresta l'epico volo dell'aquila e se ne discopre il significato». Sulla ripresa di
delubro nella nostra tradizione letteraria cfr. Serianni,
Echi danteschi, p. 47.
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 17.06.2019.
Data ultima revisione: 04.11.2019.