Vocabolario Dantesco
concolore agg.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia concolori Par. 12.11 (:).
Att. solo nella Commedia e nei commentatori. Latinismo «rarissimo» (così Inglese ad l.; non registrato in Zingarelli, Parole e forme) che la gran parte dei commentatori fraintende ed è presente con un diverso signif. nei lessici medievali (cfr. Nencioni, Strutture, p. 17), sebbene non estraneo al mediolatino (cfr. MLW s.v. concolor, 2.1197.55 e anche Viel, «Quella materia ond’io son fatto scriba», pp. 52-53). Prob. condizionati anche dal testo che leggevano o dalla interpretazione di concolori non come unica parola ma come con colori (seppure in scriptio continua; cfr. Nencioni, Strutture, p. 18), i commentatori assegnano il signif. 'di diversi colori', di valore opposto a quello dantesco. Sfugge ai più il rif. al doppio arcobaleno della similitudine dantesca. Fanno eccezione Pietro Alighieri (red. III) «sunt concolores, idest unius coloris» e Francesco da Buti, che dimostra di aver riconosciuto il fenomeno a cui si richiama Dante: «cioè et insieme d'uni medesimi colori, cioè di rosso biadetto, verde e bianco». Secondo la ricostruzione di Nencioni l'agg. può essere giunto a Dante attraverso Aen. 8.82 (ma il vocabolo è presente anche in Ovidio, Lucano e Stazio; cfr. Nencioni, Note dantesche, pp. 42-50 e Id., Struttura, pp. 16-20).
Autore: Veronica Ricotta.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 29.04.2019.
1 Di identica colorazione.
[1] Par. 12.11: Come si volgon per tenera nube / due archi paralelli e concolori, / quando Iunone a sua ancella iube, / nascendo di quel d'entro quel di fori, / a guisa del parlar di quella vaga / ch'amor consunse come sol vapori...