Vocabolario Dantesco
adombrare v.
Commedia 2 (2 Purg.).
Commedia adombra Purg. 31.144 (:); aombra Purg. 3.28 (:).
Dal lat. adumbrare, parasintetico da umbra (vd. DELI 2 s.v.), il verbo si presenta, al pari di altri composti con la prep. ad-, nelle due forme inizianti con ad- o a- (quest’ultima con riscontri anche nell’a. fr. aombrer, cfr. REW 208). Occorre fin dalle origini in una varietà di signif., anche fig. (cfr. TLIO s.v. adombrare). Il signif. propr. di Purg. 3.28 'far ombra', 'oscurare' è stato esteso a Purg. 31.144 dai commentatori antichi, che intendono il passo 'là dove le sfere celesti con il suono armonioso prodotto dal loro moto ti fanno ombra' (ma armonizzando è stato glossato anche diversamente, cfr. armonizzare). L’ombra per Benvenuto da Imola sarebbe prodotta dalla nube di fiori gettati dagli angeli. L'offuscamento è giudicato da taluni interpreti contraddittorio col fatto che Beatrice si riveli nel suo «isplendor di viva luce etterna» (v. 139). La difficoltà si può risolvere attribuendo ad adombrare il signif. di 'delineare, rappresentare' (GDLI, § 3) che Dante avrebbe mutuato dal lat. (v. TLL s.v. adumbro). Con tale signif. il verbo si ritrova in Petrarca, Canzoniere, 129.48, dove i versi purgatoriali potrebbero aver agito da ipotesto (cfr. Mocan, «Lucem demonstrat umbra»), ed è inoltre documentato come tecnicismo del linguaggio pittorico (vd. Il libro dell’arte di Cennino Cennini cit. in GDLI, § 7). Analogamente alcuni critici intendono adombrare nel senso di 'raffigurare in modo approssimativo’, come fa l'ombra con il corpo (Parodi, Porena e altri). Il sogg. è sempre il cielo, che 'armonizza' (con le sfere, con la terra, con Beatrice, a seconda delle interpretazioni), mentre la locuz. avv. là dove, se non indica luogo ('nell'Eden'), potrebbe valere, ma sarebbe questo un raro es., 'dal momento che' (Bellomo). Non risolutiva e senza giustificazione etimologica la recente proposta di Cannavò di intendere 'anticipare, prefigurare' (sogg.: le virtù teologali, 'il cielo', che armonizzano, cioè intonano la canzone menzionata al v. 134). Quanto all’uso del presente adombra, discorde dai perfetti paresti e solvesti, può trattarsi di un presente storico (cfr. Ageno in ED, Appendice, pp. 223b-224a).
Autore: Simona Biancalana.
Data redazione: 13.09.2023.
Data ultima revisione: 13.09.2023.
1 Pron. Coprirsi d'ombra, oscurarsi.
[1] Purg. 3.28: Ora, se innanzi a me nulla s'aombra, / non ti maravigliar più che d'i cieli / che l'uno a l'altro raggio non ingombra.
2 Rappresentare o raffigurare in modo inadeguato come l'ombra (fig.). ||  Cfr. Nota.
[1] Purg. 31.144: O isplendor di viva luce etterna, / chi palido si fece sotto l'ombra / sì di Parnaso, o bevve in sua cisterna, / che non paresse aver la mente ingombra, / tentando a render te qual tu paresti / là dove armonizzando il ciel t'adombra, / quando ne l'aere aperto ti solvesti?