Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

Vocabolario Dantesco

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avaro agg.
Frequenza:
Commedia 6 (2 Inf., 3 Purg., 1 Par.).
Altre opere7 (2 Conv., 5 Rime).
1 (1 Fiore).
Lista forme e index locorum:
Commedia avara Inf. 15.68, Purg. 19.113 (:), Par. 8.77; avaro Inf. 18.63, Purg. 20.106, 22.32.
Altre opere avaro Conv. 1.9.6, 3.15.9, Rime 14.67, 14.69, 14.76, 14.106, 14.126 (:).
avari Fiore 159.5 (:).
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Nota:Dal lat. avarus (LEI s.v., 3.2, 2605.16), a sua volta da avēre 'bramare'. A quest'ultimo è riconducibile anche avido, non att. in Dante e piuttosto raro nell'it. antico (vd. TLIO s.v.). Avaro è invece ben doc. in volg. già a partire dagli inizi del sec. XIII; le occ. ricavabili dai corpora restituiscono un ventaglio semantico senz'altro più ampio e vario rispetto a quello attuale (vd. ancora TLIO s.v.), e difficilmente riducibile alla sola opposizione fra 'cupido, bramoso (di)' – signif. oggi non più vitale – e 'restio a spendere, eccessivamente parsimonioso, taccagno'. Come già rilevato per il sost. avarizia (vd.), l'attributo può dunque identificare, in piena coerenza con il pensiero teologico mediev., chiunque mostri un «appetitus inordinatus divitiarum» (Tommaso, S. Th., I.2.84.1): dunque sia l'avarus in capiendo, sia l'avarus in retinendo (cfr. Benvenuto da Imola, a Inf. 18.63), sia entrambi. La struttura semantica proposta tiene dunque conto di tale quadro; si isolano tuttavia al § 1.1 le occ. del termine più chiaramente riferibili al vizio capitale e alla colpa scontata nella quinta cornice purgatoriale (cfr. anche quanto detto s.v. avarizia). Nel poema l'attributo può essere impiegato con valore assol. o con la prep. di, come accade in Purg. 19.113 («del tutto» vale 'di tutto': cfr. ED s.v. avaro); nelle altre opere è doc. anche l'uso sost.: «e in questo errore cade l'avaro maladetto, e non s'acorge che desidera sé sempre desiderare, andando dietro al numero impossibile a giugnere» (Conv. 3.15.9); «Corre l'avaro, ma più fugge pace: / oh mente cieca, che non può vedere / lo suo folle volere / che 'l numero, ch'ognora a passar bada, / che 'nfinito vaneggia» (Rime 14.69).
1 Che ha uno smodato desiderio di possesso (di beni materiali, di potere o di onori), avido.
[1] Inf. 18.63: E non pur io qui piango bolognese; / anzi n'è questo loco tanto pieno [[...]] / e se di ciò vuoi fede o testimonio, / rècati a mente il nostro avaro seno».
Avara povertà: cupidigia alimentata dalla miseria (nell'es., propria dei mercenari catalani).
[2] Par. 8.77: E se mio frate questo antivedesse, / l'avara povertà di Catalogna / già fuggeria, perché non li offendesse...
1.1 [Con rif. a uno dei sette peccati capitali:] soggetto all'avarizia.
[1] Inf. 15.68: Vecchia fama nel mondo li [[scil. i fiorentini]] chiama orbi; / gent' è avara, invidiosa e superba: / dai lor costumi fa che tu ti forbi.
[Con partic. rif. al vizio punito nella quinta cornice del Purgatorio].
[2] Purg. 19.113: Fino a quel punto misera e partita / da Dio anima fui, del tutto avara; / or, come vedi, qui ne son punita.
[3] Purg. 20.106: Noi repetiam Pigmalïon allotta, / [[...]] e la miseria de l'avaro Mida, / che seguì a la sua dimanda gorda, / per la qual sempre convien che si rida.
[4] Purg. 22.32: La tua dimanda tuo creder m'avvera / esser ch'i' fossi avaro in l'altra vita, / forse per quella cerchia dov' io era.


Autore: Barbara Fanini 29.09.2021 (ultima revisione: 01.11.2021).