Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

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ventraia s.f.
Frequenza:
Commedia 1 (1 Inf.).
Lista forme e index locorum:
Commedia ventraia Inf. 30.54 (:).
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Nota:Prima att. La forma risulta già doc. dalla seconda metà del Duecento come antrop. fior. (cfr. «Ve(n)t(r)aia dei Tornaqui(n)ci», Libricciolo di crediti di Bene Bencivenni, 1262-75, p. 309; «Gherardo Ventraia», Dino Compagni, Cronica, 1310-12, L. 1, cap. 22, p. 151; cfr. Corpus OVI). Anche l'att. successiva del derivato ventraiuola 'venditrice di trippa, trippaia' nel Decameron rende plausibile una diffusione del sost. dantesco anteriore al poema (cfr. ivi, VIII, 5, p. 528: «io vi posso dare per testimonia [[...]] la Grassa ventraiuola...»; nella stessa opera anche ventraia: cfr. Corpus OVI). La figura della 'venditrice di ventraie', inoltre, suggerisce un rif. del termine al campo della macellazione, dunque al mondo animale, che ben risponderebbe al quadro grottesco che caratterizza il falsario Maestro Adamo, tormentato e deformato dalla «grave idropesì» (v. 52). Sulla disponibilità di ventraia nella lingua antica garantisce anche l'atteggiamento dei commentatori, che tralasciano di glossare il termine (al più precisano gli effetti della malattia che affligge il dannato ricorrendo a ventre: cfr. per es. Francesco da Buti, ad l.: «sì mal converte, e sì dispaia le membra, che il volto non risponde al ventre, essendo il volto piccolo e il ventre grosso»). A proposito della genesi della forma – che, alla luce dei dati disponibili, non potrà dirsi una coniazione dantesca –, Luisa Ferretti Cuomo, rifacendosi alle att. antrop. già richiamate, scrive: «Doveva quindi essere stato all'origine un soprannome, forse di carattere comico, e potrebbe essere collegato a ventralia, pl. di ventrale 'cintura, borsa addominale', per cambio di suffisso (-aria) [...]. Si tratterebbe, insomma, di una fascia di pinguedine intorno al ventre» (Ead., Parole, p. 575; per il lat. ventrale cfr. anche Cecchini, Uguccione, U 14, 7). Se si escludono le att. provenienti dal circuito esegetico dantesco e quelle boccacciane, nella lingua antica ventraia occorre soltanto nell'anonimo Glossario latino-eugubino (sm. sec. XIV): «Hec disintera, re id est la ventraia» (ivi, p. 105); «Hec liatra id est la ventraia» (ivi, p. 108; cfr. Corpus OVI). Il valore delle due forme lat. non è chiaro; con qualche riserva, tuttavia, la stessa studiosa propende per un'identificazione di ventraia con «il marciume che si forma dentro gli intestini o forse gli intestini stessi che si sciolgono [...]. Se questo fosse il significato del termine anche per Dante, dovremmo pensare a una metonimia non meno parodica, dove il contenuto definisca il contenitore» (Ead., Parole, p. 576). Designano certamente delle 'interiora umane' le numerose att. della forma ventraglia rilevabili nel volgarizzamento fior. dei Fatti dei Romani, databile al 1313 (es.: «e 'l fedì sì vigorosamente che elli li sceverò il bracio dal corpo con tutta la spalla, si che tutte le ventraglie li parevano», ivi, [Luc. IV] (R) 37, p. 363; cfr. Corpus OVI). L'esito con palatale è qui prob. favorito dal testo fr., intermediario dell'opera lat., il quale reca sempre entrailles 'interiora'. La stessa forma è tuttavia testimoniata anche dalla trad. del poema e, in partic., dai codd. Mad («ventraglia») e Rb («ventragla»), ad l., e appare registrata come regionalismo nel GDLI s.v. ventraia, con ess. anche novecenteschi. Resta comunque più fortunata ventraia, senz'altro sorretta dalla memoria del passo infernale (cfr. Conte, Lessico visivo, pp. 302-302).
1 Ventre prominente e dilatato (estens.). ||  Propr. interiora animali o umane (cfr. Nota).
[1] Inf. 30.54: La grave idropesì, che sì dispaia / le membra con l'omor che mal converte, / che 'l viso non risponde a la ventraia, / faceva lui tener le labbra aperte...


Autore: Barbara Fanini 28.09.2020 (ultima revisione: 02.11.2020).