stenebrare v.
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Commedia |
stenebraron Purg. 22.62. |
Nota:Att. solo nella
Commedia e nei commentatori. Probabile formazione dantesca da
tenebra (vd.) o da
tenebrare (vd.; cfr. Inglese,
ad l., che rimanda a un cfr. con
Purg. 16.3), o dal lat.
extenebrare, verbo ricorrente nella letteratura mediolatina (cfr. almeno Santi,
Figurando il Paradiso, p. 116, e bibliografia ivi citata). Ha il significato di 'liberare dalle tenebre' e dunque 'illuminare'. Nel contesto di
Purg. 22.62 indica la conversione di Stazio, il quale, dimostratosi pagano nella scrittura della
Tebaide («non par che ti facesse ancor fedele / la fede», vv. 59-60), ha trovato la via della fede grazie a Virgilio («prima appresso Dio m'alluminasti», v. 66).
Francesco da Buti (
ad l.) glossa «cioè sì levonno le tenebre de la ignoranzia da te».
[1] Purg. 22.62: Se così è, qual sole o quai candele / ti stenebraron sì, che tu drizzasti / poscia di retro al pescator le vele?».
Autore: Chiara Murru 01.02.2019 (ultima revisione: 11.01.2021).