poltro agg.
Nota:Prima att. Dal lat. *
pulliter, da
pŭllus 'piccolo di animale' (DEI s.v.
poltro).
Poltro è interpretato in modi differenti sin dagli antichi commentatori. La prima interpretazione, preferibile, intende l'agg.
poltre come 'puledre', cioè 'giovani', 'facili a spaventarsi e impressionabili' (il sost.
poltro ha infatti nel Trecento il signif. di 'giovane cavallo, puledro', cfr. TLIO s.v.
poltro). Tale semantica è già in Iacomo della Lana e Benvenuto da Imola (che chiosa «idest, pullae, quasi dicat: eram juvenis et novus, ubi socii mei erant antiqui et magis experti: ideo comparatio est satis propria de se ad pullum»,
ad l.) e consente peraltro un significativo richiamo alla metafora del cavallo usata nel
Convivio, nella teorizzazione psicologica rel. alla prima età dell'uomo (
Conv. 4.26.5-10), e ripresa nell'
Inferno (
Inf. 2.43-48), per cui si rimanda alla dettagliata analisi di Verlato,
Mito di Orfeo, pp. 366-367. Una seconda opzione, invece, si allinea sull'interpretazione di
poltre come 'pigre', 'sonnolente', 'impigrite' dopo essere state a riposo e, di conseguenza, nel contesto di
Purg. 24.135 'ricosse energicamente dallo spavento': in questo caso
poltro, come spiega Vellutello, verrebbe «da
poltro, che significa il letto, nel qual l'huomo s'appigrisce et impoltronisce, onde allhora diciamo, che gli è poltrone». Condivide questa interpretazione anche Pagliaro,
Ulisse (p. 327), che tuttavia propone la derivazione del termine dal lat. «
putris 'putrido, molle, floscio' con il noto sviluppo parassitico di
l per ipercorrettismo popolare». Un'ulteriore possibile derivazione di
poltro 'pigro', è avanzata da Parodi,
Lingua (p. 263), per cui si tratterebbe di un deverbale da
spoltrire (vd.), usato da Dante nel senso di 'scuotersi dall’ozio'. A questa seconda accezione si richiamano anche Chiavacci Leonardi (
ad l.), per la quale il signif. di 'pigro' meglio si conviene alla dittologia e al lento andare dei tre personaggi, e, più recentemente, Inglese (
ad l.). Tale accezione non sembra avere altri esempi d'uso nel Trecento, stando a TLIO s.v.
poltro. Per ulteriori approfondimenti, cfr. anche ED s.v.
poltro e Viel,
«Quella materia ond'io son fatto scriba», pp. 128-129.
Autore: Chiara Murru 26.04.2021 (ultima revisione: 28.02.2022).