Vocabolario Dantesco

Accademia della Crusca - CNR Opera del Vocabolario Italiano

Vocabolario Dantesco

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piorno agg.
Frequenza:
Commedia 1 (1 Purg.).
Lista forme e index locorum:
Commedia pïorno Purg. 25.91 (:).
Corrispondenze: Testi italiani antichi:
Corpus OVI,
DiVo,
LirIO,
Prosa fior. sec. XIII,
Petrarca e Boccaccio.
Vocabolari: TLIO, Crusca in rete, ED.
Nota:Prima att. Da piovorno, a sua volta da *piovia (vd. piova) con suff. -orno/-urnus (cfr. diurno, notturno) per sincope consonantica davanti a vocale velare (cfr. Rohlfs, §§ 215 e 1117-a; Grossman-Rainer, La formazione delle parole, p. 399). Pïorno è lez. condivisa da buona parte della trad. e promossa a testo da Petrocchi. Viel, «Quella materia ond'io son fatto scriba», p. 128, non esclude un'origine galloitalica del vocabolo, sulla scorta delle Chiose Ambrosiane: «Piorno - ebrius, vulgare Romandiole», a sostegno della riduzione da piovorno. Inglese, ed. crit., ad l. (come già Inglese, ed. e comm.) accoglie a testo la forma non sincopata piovorno (< *pluviurnus ?) offerta da Po (ulteriori modifiche: pio orno in Ash e Ham, più horno in Co) rispetto a pïorno, di cui considera «comunque anomala» la dieresi (sull'individuazione di piovorno come toscanismo raro, ma rimasto vitale in alcune aree, vd. Ghinassi in ED s.v. idiotismi e Petrocchi, NDU s.v. piorno, f.u.; sul suo maggior credito nella lingua poetica carducciana vd. Serianni, «De micis quae cadunt de mensa», p. 147 nota 4). Dopo Dante, piorno si riscontra, oltre che nei commentatori, in Sacchetti, Rime con uso fraseologico e in rima con susorno e musorno (cfr. TLIO s.v. e vd. Ageno, Studi, p. 64). Nel passo dantesco, che contiene l'esposizione dottrinale da parte di Stazio della teoria della formazione dei corpi aerei mediante il paragone con l'arcobaleno, l'agg. è rif. all'aria satura di umidità che assume vari colori per i raggi solari che si rifrangono nell'atmosfera umida (correttamente inteso dai commentatori: per es. Iacomo della Lana, ad l.: «come l'aere piorno, pregno de nuvole, si colora per li ragi del sole refratti nel ditto nuvelo quando se vede lo yris o vero arco celeste»). La spiegazione scientifica del fenomeno, funzionale a chiarire l'esistenza dei corpi aerei, potrebbe essere nota a Dante attraverso le principali fonti di filosofia naturale del tempo (cfr. Alb. Magno, De meteoris, III, 3, 13: «Iris causatur ex reflexione radiorum solarium a nubes»), ma anche influenzata dal linguaggio scritturale (Ez. 1, 28: «velut aspectum arcus cum fuerit in nube in die pluviae»).
1 Carico di umidità.
[1] Purg. 25.91: E come l'aere, quand' è ben pïorno, / per l'altrui raggio che 'n sé si reflette, / di diversi color diventa addorno; / così l'aere vicin quivi si mette / e in quella forma ch'è in lui suggella / virtüalmente l'alma che ristette...


Autore: Francesca De Cianni 10.12.2018 (ultima revisione: 11.12.2021).