ineffabile agg.
Nota:Prima att. (Vn 3.1).
Latinismo da
ineffabilis (DELI 2 s.v.
ineffabile), vocabolo della mistica medievale. Come si legge in ED, s.v.
ineffabile, «che D. non adoperi mai in volgare
inenarrabile né altri aggettivi di uso analogo, come
indicibile o
infigurabile, è un'ulteriore conferma del polarizzarsi del suo interesse linguistico per
ineffabile». Ciò che è
ineffabile non può essere espresso con le parole perché di fronte ad esso l'intelletto e il linguaggio si rivelano insufficienti. Dante in
Conv. 3 parla di due diversi tipi di
ineffabilità: una è l'insufficienza di comprensione da parte dell'intelletto (
Conv. 3. 12-13), l'altra l'impossibilità di esprimere pienamente ciò che l'intelletto comprende (
Conv. 3. 15): le due ineffabilità del
Convivio sono «lo scacco delle facoltà linguistiche accompagnato da uno scacco delle facoltà cognitive, solitamente dell’intelletto o della memoria, talvolta legati anche in una relazione causale, in quanto lo scacco cognitivo o della memoria è considerato causa dello scacco della lingua» (Ledda,
Teologia e retorica, p. 266). L'agg. ricorre nella
Commedia sempre in relaz. all’ultraterreno; è il divino (secondo un tema ricorrente nei mistici medievali) il campo dell'ineffabile:
ineffabili sono Dio e le delizie del giardino dell’Eden (rispettivamente a
Purg. 15.67 e
Purg. 29.29);
ineffabili sono poi specialmente gli atti, i personaggi, gli spettacoli che si svolgono davanti agli occhi del poeta nel Paradiso (
Par. 10.3 e
Par. 27.27). La prima att. assoluta del vocabolo è però nella
Vita nova (
Vn 3.1), dove è rif. alla cortesia di Beatrice, nel saluto della quale si concentra tutta la sua beatitudine: «per la sua ineffabile cortesia, la quale è oggi meritata nel grande secolo, mi salutoe molto virtuosamente, tanto che me parve allora vedere tutti li termini de la beatitudine». Nella poesia dantesca i termini dell'ineffabilità mistica e teologica sono gli stessi che caratterizzano l'ineffabilità dell'esperienza d'amore per Beatrice, in uno stato di difficoltà di espressione intellettuale e verbale che accomuna l'esperienza divina e quella amorosa (tra i vari studi sull'argomento cfr. almeno Ledda,
Teologia e retorica e Colombo,
Dai mistici a Dante). Le altre att. del
Convivio confermano il campo di applicazione dell'ineffabile: l'agg. è rif. alla donna-Filosofia e alla sapienza e carità divine. L’ineffabilità è dunque connessa all'impossibilità di comprensione totale, oltre che all'impossibilità di trasposizione verbale. Secondo Tonelli,
Dante e la poesia dell’ineffabile (a cui si rimanda per una più specifica analisi del tema) l’ineffabile rappresenta un
locus specifico del poema dantesco, in partic. del
Paradiso, insieme al «meraviglioso» dell’
Inferno e al «sovrumano» del
Purgatorio. Nella tradizione manoscritta, l'agg. ricorre come variante di
infallibile (vd.) a
Inf. 29.56 e a
Purg. 7.19.
1 Che non si può esprimere a parole.
[1] Purg. 15.67: Quello infinito e ineffabil bene / che là su è, così corre ad amore / com' a lucido corpo raggio vene.
[2] Purg. 29.29: onde buon zelo / mi fé riprender l'ardimento d'Eva, / che là dove ubidia la terra e 'l cielo, / femmina, sola e pur testé formata, / non sofferse di star sotto alcun velo; / sotto 'l qual se divota fosse stata, / avrei quelle ineffabili delizie / sentite prima e più lunga fïata.
[3] Par. 10.3: Guardando nel suo Figlio con l'Amore / che l'uno e l'altro etternalmente spira, / lo primo e ineffabile Valore / quanto per mente e per loco si gira / con tant' ordine fé, ch'esser non puote / sanza gustar di lui chi ciò rimira.
[4] Par. 27.7: Oh gioia! oh ineffabile allegrezza!
Autore: Chiara Murru 02.07.2019 (ultima revisione: 04.11.2019).