Dal lat.
basiare (LEI s.v., 4, 1653.38), il verbo è ben att. in it. antico dalla seconda metà del sec. XII (TLIO s.v.
baciare 1). La grafia -
sci-, conservata da Petrocchi (cfr.
Introduzione, p. 443), rappresenta la sibilante palatale sorda di grado tenue, normale esito toscano di -
sj- lat. (cfr. Rohlfs, § 286; Castellani,
Saggi, I, pp. 222-244; vd. anche Inglese,
Note di grammatica storica, § 286). Il verbo ha il valore trans. 'accostare le labbra a una parte del corpo di qno', in partic. alla bocca (
riso v. 134) nelle due occ. di
Inf. 5.134-136, dove l'espressione
la bocca mi basciò si carica di un evidente realismo con cui il poeta «ottimamente discrive l'atto di quegli li quali con alcun sentimento ferventemente amano» (
Boccaccio,
ad l.). A
Inf. 8.44 Virgilio compie il solenne gesto di baciare il volto di Dante come atto di stima e compiacimento per la sua replica a Filippo Argenti (nelle chiose del Cod. Cassinese: «hoc est a ratione congratulatum»,
ad l.; Malato,
ad l. glossa: «offre [[
scil. Virgilio]] al discepolo una calorosa manifestazione di affettuoso consenso al suo sdegnoso rifiuto di dialogo con quel peccatore»).
Basciarsi assume come pron. reciproco il signif. di 'scambiarsi baci' a
Purg. 26.32: il frettoloso gesto di reciproco affetto compiuto dalle anime delle due schiere di lussuriosi è inteso sia come atto di carità fraterna, con richiamo all'antico saluto cristiano (
Rm. 16, 16), sia come segno di penitenza e ricordo purificato dei baci lascivi (cfr. Inglese,
ad l. e Bellomo-Carrai; tra gli antichi, Landino). Infine, l'occ. di
Purg. 32.153 ricorre nella raffigurazione simbolica desunta d
all'Apc. 17, 1-5
«cum qua fornicati sunt reges terrae» (per cui vd. anche Inf. 19.108), dove allude all'intesa della Chiesa corrotta (puttana v. 149) con la casa reale di Francia (gigante v. 152). Per Inglese (ed. e comm.) il verbo si rifà «anzitutto, alla complicità fra la Curia romana e la Corona di Francia nella lotta contro i sovrani svevi nell'Italia meridionale». Altri commentatori, come Chiavacci Leonardi, vedono in partic. rappresentato nell'atto del bacio l'asservimento del papato a re Filippo il Bello. Pertile, La puttana, p. 217, riconoscendo come modello il Cantico dei Cantici, considera «il baciarsi della puttana e del gigante la loro totale, empia perversione dell'originale testo sacro».