Commedia |
accoscia Inf. 18.132. |
Inf. 18.132: acosta Rb.
Prima att. Formazione verbale parasintetica su
coscia (vd.) che precisa, con efficacia di sintesi, il movimento sfrontato compiuto da Taide (cfr. per es. Benvenuto da Imola,
ad l.: «
et or s'accoscia, et or èe in piedi stante, idest et nunc ponit se ad sedendum, nunc stat recta in pedibus»). L’originalità della formazione dantesca nel quadro dell’it. trecentesco non è facilmente determinabile. Le altre att. antiche di
accosciare si rilevano unicamente in due volgarizzamenti – gli anonimi
Fatti de' Romani (1313, fior.) e la
Deca prima di Tito Livio volgarizzata da Filippo di Santa Croce (1323, fior.) – che traducono l'originale lat. attraverso un intermediario fr. (perduto, nel caso della
Deca). Come si evince dal
Corpus DiVo, tali att. evidenziano, rispetto all’uso dantesco, una gamma semantica più ampia (che include anche usi fig.) per la quale si dovrà necessariamente ammettere una dipendenza dal fr.
accoiser (< lat. tardo
quietare) o almeno una sovrapposizione degli etimi. Appare coerente col fr. l’occ. dei
Fatti de' Romani, (R) 44, pag. 379.10, «si fue acosciato», in cui il verbo vale ‘diminuire d’intensità, scemare’ con rif. alla forza del vento; per quest’ultimo caso, del resto, l’interferenza della fonte è verificabile (cfr.
Fet des Romains, p. 463 : «fu acoisiez»). Cfr. anche quanto detto s.v.
raccosciare.
Varianti. Facilior la lettura
acosta di Rb.
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 31.05.2017.
Data ultima revisione: 07.05.2018.