Gallicismo di origine
germ., dal franc.
*threskan ‘battere i piedi a terra’ (Nocentini s.v.
trescare) piuttosto che dal got.
*thriskan ‘trebbiare’, che pure ha continuatori nell’it. antico e nei dialetti (cfr. TLIO s.v.
trescare; Castellani,
Gramm. Stor., p. 121; Gamillscheg,
Romania Germanica, I, p. 393). Al tramite galloromanzo si deve il signif. di ‘ballare’ (cfr. Cella,
I gallicismi, p. 567-568; Viel,
I gallicismi, p. 104) che si attesta per la prima volta nel
Ritmo laurenziano, dove, per estensione, vale ‘vivere (da giullare)’ (cfr. Castellani,
Ritmo Laurenziano, p. 203). La prima att. nel signif. proprio di ‘ballare’ è dell’inizio del sec. XIV (cfr. TLIO s.v.
trescare). L’uso di
trescare in
Purg. 10.65 con rif. a Davide, risente del biblico «David saltabat totis viribus» (II
Sm., 6,14), è possibile che con questo verbo, connesso al sost.
tresca (vd.), Dante intenda richiamare non solo il carattere movimentato della danza, ma anche il suo tratto grossolano e scomposto («ballo campagnolo, saltereccio, senza regola e tempo», Scartazzini) e quindi sconveniente a un re; si ricordi infatti che, nell'episodio biblico cui si fa rif., Davide,
trescando, provoca lo sdegno di Micòl, la quale così gli si rivolge, paragonandolo ad un buffone: «quam gloriosus fuit hodie rex Israhel discoperiens se ante ancillas servorum suorum et nudatus est quasi si nudetur unus de
scurris» (II
Sm., 6,20).
Autore: Francesca De Blasi.
Data redazione: 01.09.2017.
Data ultima revisione: 27.04.2018.