Commedia |
tenace Inf. 21.8, 33.143. |
Dal
lat. tenax (
tenacem) (DELI 2 s.v.
tenace), deverbale da
tenere con suff. -
ax indicante propensione, con accezione perlopiù neg.: per
tenace si intenderebbe propr. 'in grado di trattenere' (anche in senso fig., da cui i signif. moderni), ed eventualmente di procurare disagio nell'esercizio di tale attitudine. In questo senso l'agg. si addice particolarmente a una sostanza come la pece, che nella sua estrema viscosità intrappola qualsiasi cosa venga a contatto con essa, e nel contesto dell'
Inferno l'espressione
tenace pece, potenziata dall'omoteleuto, richiama con grande efficacia la difficoltà delle anime dei barattieri immerse nella pece bollente della quinta bolgia. In partic. a
Inf. 21.8 la locuz. è inserita nella lunga similitudine marinaresca che introduce la bolgia paragonandola all'arsenale di Venezia e alle sue ferventi attività di costruzione e manutenzione navale, in cui la pece aveva un ruolo cruciale nel calafataggio degli scafi: l'impermeabilizzazione delle commessure era affidata all'elevato grado di 'tenacità' della pece che veniva spalmata sul fasciame dopo aver inserito stoppa negli interstizi più larghi. Alcuni commentatori antichi ravvisano contrappasso nella qualità della pece, che Dante direbbe
tenace come lo sono stati, in senso fig., i dannati nell'esercizio del loro peccato (vd. Pietro Alighieri (red. I) e
Chiose falso Boccaccio, Inf. a
Inf. 21.8).
Autore: Nicolò Magnani.
Data redazione: 22.04.2024.
Data ultima revisione: 30.09.2024.