Vocabolario Dantesco
solecchio s.m.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia solecchio Purg. 15.14 (:).
Farsi il solecchio 1.
Prima att. Il termine è doc. già in lat. mediev. in un inventario della curia papale del 1295 c. con il signif. propr. di 'struttura coperta da un telo che ripara dalla luce, baldacchino' (cfr. Sella, Gloss. lat. it., s.v. soliculum). Con la stessa accezione, solecchio è att. anche in volg. nella Cronica di Giovanni Villani (a. 1348; cfr. TLIO s.v. solecchio). Nella vivace immagine dantesca il termine vale dunque 'riparo (dal sole)' – una sorta di baldacchino costruito con le mani –, come ben intendono i primi commentatori: cfr. ad lFrancesco da Buti: «e fecemi solecchio; cioè riparo, come si fa per lo troppo splendore del Sole alli occhi [...] quando la cosa fulgida avansa la potenzia visuale [...] è necessario o che l'omo chiuda l'occhio, o che faccia co la mano solecchio a le cillia; lo quale vocabulo è a dire picculo Sole, per parificamento e reduzione del superfluo a parità et equalità de la porta visiva».
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 04.07.2018.
Data ultima revisione: 04.07.2018.
1 Schermo, riparo (dal sole). Farsi il solecchio: proteggersi gli occhi da una luce molto forte facendo ombra con la mano.
[1] Purg. 15.14: ond' io levai le mani inver' la cima / de le mie ciglia, e fecimi 'l solecchio, / che del soverchio visibile lima.