Il sost., dal lat.
sulcum (DELI 2 s.v.
solco), è ampiamente att. nell'it. antico (vd.
Corpus OVI) nel signif. primario di 'fenditura scavata nel terreno' fino ai numerosi usi estens. che racchiudono anche l'
hapax dantesco, dove il sost. è rif. al segno lasciato da un'imbarcazione sull'acqua nell'espressione
servare il solco (vd.
infra).
Locuz. e fras. Nel contesto fig. a
Par. 2.14, l'espressione '
servare il solco' si inserisce nell'esortazione al lettore, cui si richiede di seguire la rotta tracciata dalla sapienza celeste del poeta, rappresentata dal
naviglio; così interpretano sia gli esegeti antichi (ad es. Benvenuto da Imola,
ad l.: «
servando mio solco dinanzi, idest, sequendo meam viam, quam facio ante [...] quia navis non relinquit vestigium vel scissuram in aqua») sia quelli moderni (Bosco-Reggio, ad l.: «
Servando: conservando: cioè tenendosi sempre nella scia della mia nave: non discostandosi da essa»; Chiavacci Leonardi,
ad l.: «
servando mio solco vale «osservando», cioè sempre seguendo, la scia della mia nave, prima che l'acqua si riunisca livellandosi e tornando piana»). Notevole il parallelismo con il «servet vestigia» di Verg.,
Aen., II, 711 segnalato da Chiavacci Leonardi (
ad l.): dato il forte valore metaforico del passo dantesco, l'eco virgiliana richiamerà anche Verg.,
Aen., X, 296 («sulcumque sibi premat ipsa carina»), verso ripreso e cit. in un passo delle
Etimologiae isidoriane per spiegare il signif. della metafora (XXXVIII, 2: «Metaphora est verbi alicuius usurpata translatio [...]
ut Pontum pinus arat, sulcum premit alta carina»).
Autore: Matteo Cambi.
Data redazione: 12.02.2024.
Data ultima revisione: 25.03.2024.