Vocabolario Dantesco
sermone s.m.
Commedia 14 (7 Inf., 5 Purg., 2 Par.).
Altre opere13 (13 Conv.).
6 (5 Fiore, 1 Detto).
Commedia sermone Inf. 13.21 (:), 15.115 (:), 21.103 (:), 28.5, 29.70 (:), 31.9 (:), Purg. 8.138 (:), 12.111 (:), 17.84 (:), 24.7 (:), Par. 8.147 (:); sermoni Inf. 32.67 (:), Purg. 22.128 (:), Par. 19.75 (:).
Altre opere sermone Conv. 1.5.12, 1.5.12, 1.5.14, 1.12.13, 2.6.6, 2.11.1, 2.11.4, 2.11.9, 2.15.1, 3.1.4, 4.8.10, 4.17.6, 4.27.20.
sermone Fiore 17.7 (:), 46.2 (:), 82.14 (:), 112.6, Detto 118; sermoni Fiore 112.12 (:).
Essere da sermone 1.2, sanza alcun sermone 1, sanza sermone 1.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Latinismo, da sermo (sermonem) (DELI 2 s.v. sermone). Sermo è impiegato da Dante nel primo libro del De vulg. con il signif. di 'lingua particolare', o più precisamente di 'modo di parlare' rif. alle peculiarità della lingua in uso presso una det. comunità di parlanti (analogamente per la lingua scritta a De vulg. 2.4.3 sarà rif. al dettato linguistico, allo stile inteso nelle sue specifiche grammaticali piuttosto che poetico-retoriche, aspetto, quest'ultimo, veicolato da ars nel medesimo passo). In altre opere lat., come Ep.Mon., il termine è impiegato con altre accezioni più prossime a quelle che si ritrovano nel volg. della Commedia, in partic. 'discorso, enunciato' (cfr. Ep. 3.4, Mon. 2.5.6); ancora, nella parafrasi di Par. 1.5 sgg. che chiude Ep. 13, Dante usa sermo per esprimere l'inadeguatezza del linguaggio comune di fronte all'ineffabile, accostandosi implicitamente a Inf. 28.5 e Purg. 12.111, mentre in Mon. 2.10.6, facendo eco a Arist. Eth. Nic. 10.1 («cum opera persuadentiora sint quam sermones [...], magis persuadet quam si sermone approbaret») anticipa il dualismo di Par. 19.75. È importante sottolineare come tutte le accezioni conferite da Dante alla parola, tanto in lat. quanto in volg., sono att. nella latinità classica, con l'ovvia eccezione di 'predica, discorso sacro' (Par. 8.147; le Chiose Ambrosiane intendono il v. «magis ydoneo ad scientiam quam ad regnum», conferendo a sermo il signif. di 'studio') che si afferma in ambito cristiano medievale (per uno spoglio dei valori di sermo dall'antichità al Medioevo vd. Rinaldi, Per una risemantizzazione, pp. 98-100): come nella maggior parte dei casi, l'apparente mancanza di sistematicità nello sfruttamento semantico di det. lessemi da parte di Dante si giustifica con la piena aderenza alla situazione riscontrata nel lat. Per contro, il valore di 'lingua particolare' che si trova in De vulg. è assente nel poema, per quanto non del tutto escluso dal volg. di Dante (cfr. Conv. 1.5.12: per le altre declinazioni semantiche rivestite dal nome in Conv. vd. Rinaldi, Per una risemantizzazione, pp. 102-108). Vd. anche la forma nominativale sermo.
Autore: Nicolò Magnani.
Data redazione: 15.01.2024.
Data ultima revisione: 25.03.2024.
1 Discorso, atto linguistico orale.
[1] Inf. 13.21: Però riguarda ben; sì vederai / cose che torrien fede al mio sermone».
[2] Inf. 15.115: Di più direi; ma 'l venire e 'l sermone / più lungo esser non può, però ch'i' veggio / là surger nuovo fummo del sabbione.
[3] Inf. 32.67: E perché non mi metti in più sermoni, / sappi ch'i' fu' il Camiscion de' Pazzi; / e aspetto Carlin che mi scagioni».
[4] Purg. 8.138: che cotesta cortese oppinïone / ti fia chiavata in mezzo de la testa / con maggior chiovi che d'altrui sermone, / se corso di giudicio non s'arresta».
[5] Purg. 17.84: «Dolce mio padre, dì, quale offensione / si purga qui nel giro dove semo? / Se i piè si stanno, non stea tuo sermone».
[6] Purg. 24.7: E io, continüando al mio sermone, / dissi: «Ella sen va su forse più tarda / che non farebbe, per altrui cagione.
[7] Par. 19.75: e tutti suoi voleri e atti buoni / sono, quanto ragione umana vede, / sanza peccato in vita o in sermoni.
Locuz. Sanza (alcun) sermone: in silenzio, senza proferire parola.
[1] Inf. 29.70: Passo passo andavam sanza sermone, / guardando e ascoltando li ammalati, / che non potean levar le lor persone.
[2] Inf. 31.9: Noi demmo il dosso al misero vallone / su per la ripa che 'l cinge dintorno, / attraversando sanza alcun sermone.
1.1 Conversazione, colloquio fra due o più persone.
[1] Inf. 21.103: Ma quel demonio che tenea sermone / col duca mio, si volse tutto presto / e disse: «Posa, posa, Scarmiglione!».
[2] Purg. 22.128: Elli givan dinanzi, e io soletto / di retro, e ascoltava i lor sermoni, / ch'a poetar mi davano intelletto.
1.2 Predica, orazione moraleggiante di argomento sacro, nell'espressione essere da sermone: avere doti da predicatore.
[1] Par. 8.147: Ma voi torcete a la religïone / tal che fia nato a cignersi la spada, / e fate re di tal ch'è da sermone; / onde la traccia vostra è fuor di strada».
2 Linguaggio umano.
[1] Inf. 28.5: Ogne lingua per certo verria meno / per lo nostro sermone e per la mente / c' hanno a tanto comprender poco seno.
[2] Purg. 12.111: Noi volgendo ivi le nostre persone, / 'Beati pauperes spiritu!' voci / cantaron sì, che nol diria sermone.