Par. 19.79: scanna Fi Gv La Laur Lo Mad Pa Po Pr.
Germanismo dal longob. *
skranna 'seggio, sedile', e così in a.a.ted. 'panca' (Nocentini s.v.
scranna; cfr. Castellani,
Gramm. stor., p. 79; Gamillscheg,
Romania Germanica, II, p. 157), o meno prob. ‘sedile pieghevole’ secondo l'ipotesi avanzata da Mastrelli (
La terminologia, pp. 261-262). Già att. in due doc. lat. di Lucca e di Pisa, rispettivamente del 1172 e 1195 (cfr. GDT s.v.
scranna), e in una carta bologn. lat. del sec. XIII, col signif. di 'grande sedile di legno' (cfr. Sella,
Gloss. lat. emil., s.v.
scrana; DELI 2 s.v.
scranna), il vocabolo si trova att. nell'it. antico col senso generic. di 'tipo di sedia o di panca' a partire da
Bonvesin, Volgari, ma risulta diffuso per lo più in testi di area tosc. ed emil. dei secoli XIII-XIV (cfr. TLIO s.v.
scranna), accanto all'unica forma masch.
iscranno (sulla questione
scranna-scranno vd. Bonomi,
Un caso lessicale, pp. 66-68). In Dante il sost., che compare esclusivamente nell'espressione
sedere a scranna – all'interno del discorso sull'insondabilità della giustizia divina –, indica più propr. un seggio riservato ad autorità, nello specifico al giudice, come chiosa
Francesco da Buti,
ad l.: «cioè in sedia come iudice vuoi sedere». Benvenuto da Imola propende per 'seggio del maestro' («qui vis esse doctor et legere in cathedra»).
Locuz. e fras. L'espressione
sedere a scranna di
Par. 19.79, doc. per la prima volta nel poema, ripresa da Buti (cfr. TLIO s.v.
scranna) e relativamente diffusa nei secoli successivi (con sfumature semantiche che denotano saccenteria e inadeguatezza) (cfr. GDLI s.v.
scranna, § 4), si inserisce in un'apostrofe di tono biblico (cfr. Rom 9, 20) che l'aquila rivolge a Dante, per denotare la presunzione dell'uomo di 'ergersi a giudice' rispetto alla giustizia divina.
Varianti. Parte della trad. ms. reca la var.
scanna, forma femm. di
scanno (vd.) non impiegata da Dante se non al masch. e mai att. col signif. principale di 'seggio destinato a un personaggio di rilievo', né tantomeno in fras.: l'unica espressione più prossima a quella dantesca doc. in it. antico è
sedere in / sopra lo scanno, che è da intendersi 'detenere una posizione di potere' (cfr. TLIO s.v.
scanna (1) > scanno). Per Petrocchi (
ad l.) «può aver determinato
scanna l'eco di
scanno».
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 21.12.2023.
Data ultima revisione: 25.03.2024.