Vocabolario Dantesco
abbaiare v.
Commedia 2 (2 Inf.).
Altre opere1 (1 Fiore).
Commedia abbaia Inf. 7.43 (:); abbaiando Inf. 6.28.
Altre opere abaierà Fiore 69.11.
Il verbo ricorre nella similitudine di Inf. 6.28, relativa a Cerbero: questi si placa dopo aver divorato la terra gettatagli in pasto da Virgilio, così come un cane, dopo aver abbaiato, si quieta addentando il suo pasto. In senso fig. vale invece ‘urlare’ in Inf. 7.43, dove le due schiere di peccatori (avari e prodighi) si rinfacciano le proprie colpe con voce che abbaia. In parte diverso il signif. in Fiore 69.11, dove abaierà «risponde liberamente» a janglera della Rose, 7844 (Formisano ad l.) ed è rif. a Malabocca, che ha natura di mastino. Per tale uso dispregiativo di abbaiare ‘parlare con cattiva intenzione’ cfr. TLIO s.v. abbaiare.
Autore: Fiammetta Papi.
Data redazione: 21.06.2018.
Data ultima revisione: 21.06.2018.
1 Emettere il suono proprio del cane.
[1] Inf. 6.28: Qual è quel cane ch'abbaiando agogna, / e si racqueta poi che 'l pasto morde, / ché solo a divorarlo intende e pugna...
1.1 Esprimersi con violenza, urlare (fig.).
[1] Inf. 7.43: Assai la voce lor chiaro l'abbaia, / quando vegnono a' due punti del cerchio / dove colpa contraria li dispaia.