Vocabolario Dantesco
muffa s.f.
Commedia 2 (1 Inf., 1 Par.).
Commedia muffa Inf. 18.106 (:), Par. 12.114.
Prima att. Da connettere a una radice onomatopeica muff- 'soffice', di area it., romanza occ. e ted. (DELI 2 s.v.). A Inf. 18.106, muffa occorre, con un'accezione senz'altro prossima a quella propr., nella rappresentazione della bolgia degli adulatori attuffati nello sterco (v. 113). Il termine torna poi a Par. 12.114, con allusione al decadimento dei santi princìpi che un tempo guidavano l'ordine francescano: l'immagine che contrappone la muffa alla gromma (vd.), lo strato di sedimento "buono" che fa il vino nella botte, è tolta dal sapere pratico e popolare. Anche dopo Dante, del resto, muffa ricorre con frequenza in ricettari e testi pratici (molti dei queli legati proprio alla produzione e alla conservazione del vino), benché non manchino usi letterari e metaforici (cfr. TLIO s.v. muffaCorpus OVI).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 28.03.2018.
Data ultima revisione: 21.12.2018.
1 Deposito di consistenza molle (causato dall'esalazione di vapori densi) (estens.). ||  Propr. formazione fungina che si sviluppa sulle sostanze organiche in ambienti umidi.
[1] Inf. 18.106: Le ripe eran grommate d'una muffa, / per l'alito di giù che vi s' appasta, / che con li occhi e col naso facea zuffa.
2 [In contesto fig.:] decadimento morale, corruzione.
[1] Par. 12.114: Ma l'orbita che fé la parte somma / di sua circunferenza, è derelitta, / sì ch'è la muffa dov' era la gromma.