Dal lat.
largum (DELI 2 s.v.
largo), in it. antico il vocabolo è att., sia come agg. sia come sost., dagli inizi del XIII sec. (cfr.
Corpus TLIO). Nel poema, l'agg. ricorre col signif. primario di 'esteso in larghezza' solo in
Inf. 29.84, con rif. alle squame di un pesce. In altre occ.,
largo qualifica una parte del corpo o generic. qsa di forma pressoché circolare per la misura della circonferenza: il
ventre di Cerbero (§
1.1 [1]), il
lume paradisiaco più ampio del
sole ([5]), una traiettoria ([2], cfr. anche
Vn 41.10), il diametro di ogg. quali un
pozzo ([3]) o una
bigoncia ([4]). Rientra in tale specifico valore semantico il sost. di
Inf. 19.15, a indicare la medesima larghezza delle buche circolari che ricoprono il fondo e la parete rocciosa della terza bolgia. Con senso estens. l'agg. è impiegato in
Inf. 5.41 e in
Purg. 8.70 per definire le notevoli proporzioni rispettivamente di uno stormo di stornelli in volo, in un paragone con la schiera dei lussuriosi, e del mare dell'isola del Purgatorio. In contesto fig. (§
2),
largo ricorre nell'ambito di due metafore: una classica, fondata sul
topos dell'eloquenza, in
Inf. 1.80 dove è rif. a Virgilio (vd.
fiume e cfr. Bellomo a
Inf. 1.79-80); una di origine biblica in
Par. 24.91 (cfr. Chiavacci Leonardi a
Par. 24.91-96), con rif. all'«abundanzia della grazia dello Spirito Santo, che discende abondevilmente come la pioggia sopra chi la dimanda» (
Francesco da Buti,
ad l.). Il senso di quantità è espresso, con valore proprio, anche dalla loc.
di largo, alludendo all'accrescersi della gioia di Dante nel Paradiso. L'accezione fig. di 'liberale, prodigo' (§
3) si trova nella seconda e nella terza cantica con diverse sfumature semantiche: si intende 'prodigo' nel concedere versi, in
Purg. 29.99, rif. all'atteggiamento di Dante nei confronti del lettore, o 'spendaccione', con senso peggiorativo, in
Par. 8.82, rif. alla natura di Carlo II d'Angiò rispetto a quella parsimoniosa del figlio (cfr. Inglese,
ad l.). In quest'ultimo caso, per una parte dell'esegesi (es. Pasquini-Quaglio, Chiavacci Leonardi), invece, l'agg. allude positivamente all'indole generosa di Carlo I. Si distingue al §
3.1 la connotazione religiosa di 'liberale', attribuita a Dio in
Par. 7.115. Nel resto dell'opera dantesca si rileva, tra gli altri signif. già att., quello di 'non limitato al senso letterale' in
Vn 40.6 (cfr. GDLI s.v., § 23).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 01.07.2022.